4ª DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Per tutte le volte che non ci prendiamo tempo per il silenzio e per ascoltare la tua parola, per noi e per la chiesa: Signore pietà!
Signore, pietà!
Per il nostro conformismo, per tutte le volte che rinunciamo alla fatica di formarci idee personali e di vivere coerentemente con esse, per noi e per la chiesa: Cristo pietà!
Cristo, pietà!
Per le nostre divisioni, per gli egosmi che ci impediscono di testimoniare il tuo amore ai fratelli, per noi e per la chiesa: Signore, pietà!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita.. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 13,14.43-52
Dagli Atti degli apostoli
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 99 (100)
Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Rit.
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Rit.
Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.
Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Seconda Lettura Ap 7,9.14b-17
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 10,14
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Gv 10,27-30
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te o Signore
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Le mie pecore
ascoltano
la mia voce.
Io do loro la vita eterna
La nostra preghiera di oggi
Prete: In questa domenica rivolgiamoci al Signore perché accresca i doni della sua chiamata e del suo amore: Fa’ che ascoltiamo la tua voce, Signore.
• Ti preghiamo per tutti i pastori della chiesa e per chi tra noi presiede nella carità: scegli le nostre guide riempiendole di doni dello Spirito santo affinché annuncino con franchezza la tua parola e guidino le comunità cristiane verso il tuo regno.
• Ti preghiamo per tutti i credenti in te, per il popolo di Israele e per le genti dell’Islam: confermali quali testimoni della tua unicità, rinuncino alla violenza e camminino sul sentiero della pace.
• Ti preghiamo per i popoli che vivono sotto l’incubo della guerra: liberali dalle tenebre della violenza. Dona a tutti pensieri di pace, dona la sapienza del cuore, che tiene vivo il dialogo, che ricerca soluzioni eque e mira al bene di tutti.
• Ti preghiamo per la nostra comunità parrocchiale: insegnaci l’amore per il silenzio che ci inizia all’ascolto della tua parola, fa’ che ti riconosciamo come nostro pastore affinché viviamo l’unità da te voluta.
• Ti preghiamo per tutte le nostre mamme nella loro festa: sostienile sempre nella loro missione perché possano essere riflesso della tua maternità verso di noi.
• Ti preghiamo per (….. e per) le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti: tu, che sei sempre stato nostro pastore da quando esistiamo fino ad oggi e che ci ha sempre liberati da ogni male, dona a loro la pace della tua comunione.
Prete: Gesù, che ti sei fatto solidale con l’uomo e lo chiami a seguirti con cuore indiviso, accogli la nostra povertà e suscita in noi una risposta sempre più generosa alla ricchezza del tuo amore. Tu buon Pastore che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
«Io sono il buon pastore e offro la vita per le pecore», dice il Signore, Alleluia. (Gv 10,14.15)
Comunione
PREGHIERA PER LA PACE
Perdonaci Signore,
se queste mani che avevi creato per custodire,
si sono trasformate in strumenti di morte.
Perdonaci Signore,
se continuiamo ad uccidere nostro fratello,
perdonaci se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele.
Perdonaci Signore,
se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà,
se con il nostro dolore legittimiamo
l’efferatezza dei nostri gesti.
Perdonaci la guerra, Signore.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo:
Ferma la mano di Caino!
Illumina la nostra coscienza,
non sia fatta la nostra volontà,
non abbandonarci al nostro agire!
Fermaci, Signore, fermaci!
E quando avrai fermato la mano di Caino,
abbi cura anche di lui.
È nostro fratello.
O Signore, poni un freno alla violenza!
Fermaci, Signore!
Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La quarta domenica di Pasqua ci propone sempre la figura di Gesù buon Pastore. Si consiglia di approfondire la riflessione con la lettura di tutto il capito 10 del Vangelo secondo Giovanni e di pregare con i salmi 22; 77; 79.
Le letture di Domenica prossima, V di Pasqua – anno C
Atti 14, 21-27; Salmo 145; Apocalisse 21, 1-5; Giovanni 13, 31-35
Riflessione sulle letture
L’accento della quarta domenica di Pasqua cade su Gesù pastore. Il Gesù che ha guidato i suoi discepoli facendo di loro una comunità è anche il Risorto che dona loro la vita eterna (vangelo); il Risorto è Pastore e Agnello al tempo stesso, è Pastore perché Agnello, Colui che guida i credenti alla vita piena grazie alla sua passione e morte (II lettura); il Risorto continua a esercitare nella storia le sue funzioni di pastore, cioè a formare comunità e a guidare e nutrire le sue “pecore”, attraverso l’attività apostolica di predicazione della Parola di Dio (I lettura).
Ascolto, conoscenza e sequela sono gli atteggiamenti spirituali delle “pecore” nei confronti del “pastore”, sono gli atteggiamenti costitutivi della fede. Cioè, la vita che il Signore dona continuamente ai credenti, e che essi ricevono grazie al loro ascolto, alla loro sequela e alla loro conoscenza del Signore, è la comunione con lui. Comunione che è, al tempo stesso, relazione con il Padre, perché “io e il Padre siamo uno” (v. 30). Se Gesù custodisce e non perde nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato è perché Egli rimane nella relazione con il Padre e in questa relazione di amore entra e abita ogni credente. Noi invece, facciamo ciò che Gesù non fa: noi sappiamo perdere i doni ricevuti, sappiamo perdere l’amore, sappiamo perdere l’altro, sappiamo non custodirlo. Perdiamo l’altro perché usciamo dalla relazione con il Signore e ci chiudiamo nell’egoismo. E così mentre perdiamo l’altro, smarriamo anche noi stessi e il senso del nostro vivere che si situa nella relazione con il Padre e con i fratelli.
Il contrario di questo perdere non è guadagnare, ma rimanere. Si tratta di rimanere nell’amore del Signore, nella Parola del Signore, in Lui, come il tralcio rimane nella vite e vive della vita che riceve dalla pianta. Potremmo accostare l’espressione giovannea secondo cui nessuno può rapire il credente dalla mano del Padre all’espressione paolina che dice: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? … Né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35.38-39). Rimanendo in quell’amore si fa esperienza del dono della vita che viene da Dio e della comunione con lui.
Leggendo con attenzione il capitolo decimo di Giovanni si può vedere come il carattere di “pastore” di Gesù consista nella relazione con il Padre e con le sue pecore, dunque con Dio e con i credenti. È un titolo relazionale, non funzionale. “Io e il Padre siamo uno” (v. 30); “Io conosco le mie pecore” (v. 27). Quella che noi chiamiamo “pastorale” dovrebbe porre sempre al proprio centro la dimensione relazionale piuttosto che quella funzionale o organizzativa. Al cuore dell’essere pastore nella chiesa vi è la relazione personale con il Signore, dunque la dimensione spirituale nutrita dalla fede e dalla preghiera, e la relazione con le persone fatta di conoscenza, amore, ascolto, dedizione, dono della vita. Il pastore è attento al cuore di Dio e al cuore dell’uomo.
Vi è nei vv. 28-29 come un gioco delle mani per cui la mano di Gesù e la mano di Dio si identificano. La mano è in Giovanni simbolo dell’amore dato e ricevuto: “Il Padre ama il Figlio e ha rimesso tutto nelle sue mani” (Gv 3,35); Gesù, “sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” (Gv 13,3), compì il gesto dell’amore radicale, simbolo del dono della sua vita per i discepoli. La mano aperta del Padre per donare tutto al Figlio diviene la mano aperta del Figlio che tutto riceve dal Padre e che il Figlio stesso mostra, quale Crocifisso Risorto, a Tommaso affinché egli riconosca al tempo stesso l’amore del Padre e del Figlio (“Mio Signore e mio Dio”: Gv 20,28). E chiedendogli di stendere, a sua volta, la sua mano, Gesù gli chiede di entrare nel mistero dell’amore trinitario manifestato dalla mano trafitta. Davvero, il buon pastore è colui che dona la vita per le sue pecore e proprio in questa donazione e perdita di sé egli, donando l’amore, custodisce le sue pecore nell’amore.
Da “Eucarestia e parola”, comunità di Bose.
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