26ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù, il povero Lazzaro è alla nostra porta ma noi non vediamo oltre la nostra casa: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, il povero Lazzaro ci chiede del pane ma noi non abbiamo compassione di lui: abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, il povero Lazzaro invoca aiuto ma noi non condividiamo la nostra abbondanza: abbi pietà di noi.
Signore, pietà
Gloria
Colletta
O Dio, che conosci le necessità del povero e non abbandoni il debole nella solitudine, libera dalla schiavitù dell’egoismo coloro che sono sordi alla voce di chi invoca aiuto, e dona a tutti noi una fede salda nel Cristo risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te. nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Am 6,1a.4-7
Dal libro del profeta Amos
Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 145 (146)
Rit. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Rit.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Rit.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Rit. Loda il Signore, anima mia.
Seconda Lettura 1Tm 6,11-16
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Lc 6,21
Alleluia, alleluia.
Beati voi che ora avete fame, dice il Signore, perché sarete saziati.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 16,19-31
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Un uomo ricco
e il medicante
Lazzaro
La nostra preghiera di oggi
Prete: Fratelli e sorelle rivolgiamoci al Signore fiduciosi nella sua giustizia e nel suo amore, riscoprendo il valore di un’esistenza vissuta con umiltà e solidarietà. Diciamo:
Convertici al tuo amore, Signore.
• Il tuo insegnamento, Signore, ci trova sempre impreparati e deboli, ma ci spinge verso una maggiore somiglianza a te: donaci forza e desiderio di vivere in spirito di povertà.
• Signore, fa’ che in tutti gli uomini cresca la consapevolezza che ogni violenza e guerra, ogni divisione e vendetta, crea un abisso in loro e nel rapporto con te. Per i tanti che donano la vita e si fanno poveri per costruire il tuo regno, donaci la tua pace che vince ogni separazione.
• Signore, venga il tuo Regno; abbiano fine gli squilibri sociali e internazionali; ogni uomo in ogni parte del mondo collabori per una maggiore giustizia.
• Signore, Lazzaro coperto di piaghe ci ricorda i tanti malati che vivono accanto a noi; rendici loro prossimi per alleviare la solitudine e sperimentare la tua presenza.
• Signore, con te rendiamo grazie: la forza della Eucaristia ci sostenga per “la buona battaglia della fede”; fa’ che raggiungiamo la vita eterna alla quale ci hai chiamato insieme a (…. e) tutti i nostri fratelli defunti.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, aiuto dei poveri, per il banchetto del regno in cui colmi di beni gli affamati: in esso riconosciamo la presenza del tuo amore, incarnato in Gesù Cristo che continua a dare la sua vita per noi.
Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Il povero fu portato dagli angeli accanto ad Abramo, e il ricco negli inferi, tra i tormenti. (Lc 16,22-23)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella Bibbia: Conoscere: nel nome conosciuto di Lazzaro si descrive tutto il rapporto tra il povero e Dio, come nello sconosciuto nome del ricco quello con lo spensierato banchettatore. Leggi Esodo 33,12; Salmo 139,1; Matteo 7,23; 25,12; Giovanni 10,14-15, allargando la lettura al contesto dove è situato il singolo versetto. Quale rapporto di conoscenza vivo?
Letture di domenica prossima, XXVII del tempo ordinario
Abacuc 1,2-3; 2,2-4; Salmo 95; 2ª lettera a Timoteo 1,6-8.13-14; Luca 17,5-10
Gino e l’amico Lazzaro
R. Zanon
Don Luca non poteva fare a meno di pensare a Gino, ogni volta che si trovava a rileggere il brano di Lazzaro e del ricco. Era sordomuto, ma probabilmente per lui non c’era annuncio evangelico più eloquente. Con la sua mimica, lo raccontava in maniera perfino divertente, perché si sentiva rappresentato da Lazzaro, si identificava con quella realtà umana che, per quanto lotti, sa di poter contare con certezza solo sulla giustizia divina. Su quella umana. ha rinunciato da tempo a coltivare aspettative.
Poteva anche suonare vendicativo il gesto del forcone con cui Gino descriveva soddisfatto i tormenti infernali dei ricco. Ma, nella sua ingenuità, rivestiva di concretezza il «guai a voi ricchi. perché avete già la vostra consolazione». Sanzionava così una ricerca di felicità che aveva già cercato in proprio soddisfazioni e guadagni.
Ricordando Gino, don Luca si chiedeva chi erano oggi gli epuloni e i “lazzaro” ai quali offrire percorsi di conversione e di accoglienza. Quale volto avevano gli esclusi dalla tavola imbandita per l’oggi e che invece troveranno posto privilegiato nel banchetto escatologico? Quale voce avevano quei poveri dei quali imparare a riconoscerne il grido, un grido spesso soffocato da congressi e finti interessamenti?
C’è una situazione di sperequazione inaccettabile, almeno nella logica del Regno. Ma quali rimedi può avere un parroco e la sua comunità cristiana, al di là del porre qualche segno profetico, spesso mai compreso anche nella cerchia dei più vicini? Quale ruolo addirittura compete a una comunità cristiana che non voglia perpetuare scelte di supplenza o di assistenza?
Don Luca pensava al banchetto della comunità cristiana. Che a volte può ricordare quello lauto dell’uomo ricco. O altre volte può essere un banchetto distratto, e non per la presenza dei poveri, ma semmai proprio perché non ci si accorge di loro, neanche se stanno seduti in mezzo ad altri. A volte ancora corre il rischio di suonare come consolatoria promessa di felicità futura, invece di essere richiamo profetico a saper vedere chi sta appena al di là della soglia di casa nostra.
Non si può celebrare il banchetto del Regno protetti da porte blindate. Non tanto quelle che difendono dai ladri, ma quelle blindate alla misericordia, alla compassione, alla condivisione.
È vero che ci sono non uno, ma cento, mille, milioni di “lazzari”. È vero che nessuno è personalmente in grado di risolvere tutti i bisogni. Ma è fondamentale cominciare, magari solo da uno, se di più non è possibile. E poi appoggiare con simpatia chi opera per la giustizia e la misericordia. Con l’elemosina sì, ma anche con la collaborazione, con la preghiera, con il voto alle elezioni amministrative e politiche, con la presenza nelle istituzioni sociali, civili ed ecclesiali…
Don Luca si alzò e andò a cercare in biblioteca un volumetto di mons. Nervo, che ricordava interessante. Lo trovò facilmente perché ricordava anche il titolo: Educare alla carità. E si soffermò a pensare, provocato dal sottotitolo, che invece non ricordava: “Per una chiesa credibile”.
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