15 AGOSTO
ASSUNZIONE DELLA VERGINE MARIA
Canto
Atto penitenziale
Signore risorto,
primogenito della nuova creazione:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore,
primo risorto tra coloro che sono morti:
abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù,
vivente per sempre alla destra di Dio:
abbi pietà di noi!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Ap 11,19a;12,1-6a.10ab
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 44 (45)
Rit. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Rit.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.
Rit.
Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Rit.
Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Rit. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.
Seconda Lettura 1Cor 15,20-26
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Mt 25,34
Alleluia, alleluia
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia
VANGELO Lc 1,39-56
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te o Signore
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore. Gloria a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
L’anima mia
magnifica il Signore
La nostra preghiera di oggi
Prete: Innalziamo, come Maria, la nostra lode a Dio Padre, che ha promesso di abitare in chi custodisce la sua parola.
- Hai guardato all’umiltà della tua schiava, l’hai riempita del tuo amore, l’hai fatta dimora della tua presenza:
– rendi la tua chiesa umile serva del Vangelo. - Hai compiuto meraviglie in Maria, l’hai benedetta fra tutte le donne, a causa del frutto del suo seno, Gesù:
– apri i nostri occhi alle meraviglie del tuo amore. - Elisabetta l’ha riconosciuta arca dell’alleanza al suono della sua voce ha esultato la profezia; tutte le generazioni la dicono «Beata»:
– rendici profeti del tuo vangelo. - Maria ti ha riconosciuto presente nella storia a fianco degli umili, degli affamati e dei poveri:
– converti il nostro cuore alla solidarietà. - Hai voluto Maria quale nuova Eva, madre dei credenti perché ha creduto:
– ogni uomo confessi che nulla è impossibile a te. - Hai fatto di Maria un segno certo di speranza: accogli (… e) le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti,
– certi di condividere la gioia del tuo Regno.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: se hai compiuto meraviglie nella tua umile serva, la vergine Maria, fa’ che nella nostra debolezza e nella nostra povertà si manifesti la potenza della tua grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Tutte le generazioni mi chiameranno beata:
grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente. (Lc 1,48-49)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia il tema della resurrezione dei corpi: 1Corinzi 15 e Efesini 2,1-10
Da Gesù risorto a Maria assunta
La festa dell’assunzione ha un significato evidente; come per Cristo dopo la passione c’è la resurrezione, così l’assunzione «al cielo» di Maria rappresenta la vittoria sulla morte anche per la Madre del Signore. Allo stesso tempo, l’assunzione di Maria punta alla resurrezione finale che attende tutti i credenti in Cristo. In questa duplice direzione, la resurrezione di Cristo e quella dei cristiani, ci orienta perciò la festa di oggi; della resurrezione di Cristo, l’assunzione di Maria è il primo frutto, di quella dei cristiani è l’anticipazione.
Non è facile, in queste occasioni, commentare le letture proposte dalla liturgia. L’assunzione di Maria, infatti, non è presente, come tale, nella Scrittura; anche la prima lettura, la descrizione della “donna” dell’Apocalisse, non è di per sé un’illustrazione di questo dogma; a rigor di termini, si potrebbe anche discutere se la “donna” di cui parla il capitolo 12 dell’Apocalisse sia veramente, nelle intenzioni del veggente, un simbolo di Maria o non piuttosto della chiesa perseguitata (non si dimentichi che è questo il contesto in cui l’Apocalisse è stata scritta) e vittoriosa sulla persecuzione per opera di Dio. Come sempre accade nelle feste della Madonna, occorre prendere quel poco che di lei ci dicono i Vangeli, nella speranza di non cadere nel rischio di far dire alla Scrittura quel che vorremmo sentire su Maria e che la Scrittura, invece, non dice.
Partendo dal senso della festa che in breve abbiamo già delineato, è possibile sottolineare almeno due spunti che ci vengono dalle letture di oggi; in primo luogo il tema della vittoria sulla morte, che emerge con chiarezza dalla seconda lettura e, in secondo luogo, la dimensione di lode e di gioia che emerge dal brano evangelico, soprattutto dal canto del Magnificat, oggi riportato per intero; è proprio questa dimensione che apre la solennità dell’assunzione, come si legge nell’antifona d’ingresso: «Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità della Vergine Maria: della sua assunzione gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio». Ma il tema dell’esultanza percorre un po’ tutta la celebrazione; si leggano l’antifona al Vangelo e, soprattutto, il prefazio, che sottolinea il segno di «sicura speranza» che Maria è diventato per i credenti.
Il brano della seconda lettura è tratto dal celebre testo paolino di 1Cor 15, al centro del quale c’è l’annunzio della resurrezione di Cristo e delle conseguenze che tale resurrezione ha per la vita dei credenti: il dono della vita eterna, che Paolo descrive come una resurrezione dei corpi. È singolare, a questo riguardo, che ancora oggi vi siano dei cristiani che pensano all’aldilà come alla sopravvivenza di un’anima astratta dal corpo; non è raro sentire preti che parlano di «salvarsi l’anima». Eppure la Scrittura, la tradizione della chiesa, il magistero, sono molto chiari: l’uomo è un essere unitario («duplex unitas naturae et personae», sanciva il concilio di Vienne) ed è destinato tutto quanto alla vita eterna. La fede cristiana non è fede in un’anima immortale separata dal corpo, ma è fede nella «resurrezione della carne», come professiamo al momento del battesimo. E per questo motivo che la liturgia insiste (v. la colletta) sul fatto che Maria è stata assunta in cielo «anima e corpo». Senza entrare nei dettagli della teologia, è sufficiente notare come la festa di oggi voglia dirci che l’assunzione di Maria «al cielo», cioè nella sfera di Dio, riguarda “tutta” Maria, il suo intero essere, compresa la dimensione corporea.
Per questo motivo la liturgia ha scelto un testo come quello di 1Cor 15: Paolo infatti considera Cristo come il «nuovo Adamo» che porta al mondo la resurrezione dei morti. La resurrezione di Cristo è la sua vittoria completa sulla morte fisica, che, d’ora in poi, ha perso il suo carattere di tragedia. Se è vero che la morte fisica resta una realtà ambigua, fonte di spavento, per il cristiano può assumere, nella fede, anche il volto di «sorella morte», perché diviene passaggio alla vita eterna. Il nemico, dunque, è stato vinto. Maria, da questo punto di vista, non è un’eccezione, ma un segno: la chiesa non si è mai pronunziata sul fatto che Maria sia fisicamente morta oppure no; alla chiesa basta sapere che essa vive ora con Dio, «anima e corpo», come primo frutto di questa vittoria del Signore sopra la morte, che sarà però la vittoria di tutti i credenti. Questo è il tono dell’orazione che chiude la messa di oggi: «O Dio, che in questo sacrificio eucaristico ci hai resi partecipi della tua salvezza, fa’ che per l’intercessione della Vergine Maria assunta in cielo giungiamo alla gloria della risurrezione».
L’assunzione di Maria come segno di speranza nella vittoria sul nemico che è la morte: in che modo, allora, è possibile tradurre nella nostra vita tutto questo? Il brano evangelico ci aiuta sottolineando il tema della gioia. L’episodio della visitazione di Maria ad Elisabetta mette in luce anche un altro tema: quello della fede; «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Ma il tema della gioia è già presente nella scena dell’incontro delle due madri: «Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo», esclama Elisabetta. E, del resto, la gioia è l’atmosfera nella quale è immerso l’intero racconto di Lc 1‑2, il cosiddetto «vangelo dell’infanzia». La gioia di Elisabetta non è la gioia di vedere Maria, ma piuttosto quella di vedere «la madre del mio Signore»; tutto ciò che è detto di Maria, in questo testo, lo è in relazione a Gesù. La gioia «per Maria», in questa festa di oggi, è allora la gioia di aver scoperto, in lei, la presenza del Signore; è questo il tema del Magnificat, e in fondo il motivo per il quale la chiesa continua a farcelo cantare ogni giorno, nella liturgia dei vespri. La solennità dell’assunzione è un’ottima occasione per rifletterci con più calma.
Del canto del Magnificat, che Luca pone in bocca a Maria utilizzando una vasta serie di testi biblici, è opportuno sottolineare due cose. Tutta la prima parte del testo è un inno di lode alla bontà di un Dio che dona all’uomo la salvezza. La gioia di Maria, che riecheggia quella di Anna, la donna sterile, futura madre di Samuele (1Sam 2), è la gioia di aver compreso come Dio si è interessato proprio di lei: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente». È di estrema importanza il fatto che la chiesa ci proponga di cantare ogni giorno queste stesse parole di Maria. Già i padri della chiesa notavano come in questo modo ci viene proposto di vivere lo stesso atteggiamento di Maria di fronte alla vita. Maria è capace di scoprire la presenza del Signore e a lui essa attribuisce tutto ciò che è. È la sua misericordia verso di noi che cantiamo perciò insieme a Maria, che per prima, nel Vangelo, l’ha sperimentata. La festa dell’assunzione, alla luce del Magnificat, diventa un invito a vivere nella dimensione della lode, dove non c’è nulla di scontato o di dovuto, perché tutto è donato. Tutto è una sorpresa dell’amore di Dio, come fu per Maria lo scoprirsi incinta di Gesù e come lo è stata la sua salvezza dalla morte.
Il testo del Magnificat ci suggerisce anche un’altra pista di riflessione; abbiamo visto come il brano dell’Apocalisse ci suggerisca, prima ancora che Maria, l’immagine della chiesa perseguitata, ma vittoriosa; la seconda lettura proclama la vittoria di Cristo sul “nemico” più grande che è la morte. E, allo stesso modo, il canto di Maria ci mostra la vera fonte della gioia di Maria: la fede in un Dio che rovescia le prospettive umane e vince ogni realtà che si oppone a lui. Il testo greco del Magnificat usa per sette volte una forma verbale (l’aoristo) che indica un’azione compiuta: «Ha disperso i superbi, ha rovesciato i potenti dai troni, ha rimandato i ricchi a mani vuote». Dio ha già vinto le potenze del mondo, così come Gesù ha vinto la morte con la sua resurrezione. Il canto di Maria non è la preghiera pietistica e devota di un’anima candida che confida solo in Dio. È il testo coraggioso di una donna di fede che sa leggere i segni della storia; è il testo che proclama una vera rivoluzione. Se i potenti sono già stati sconfitti, i poveri, invece, sono salvati: «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha soccorso Israele suo servo». Pensare a Maria significa allora credere in questa misericordia di Dio che ha vinto i “nemici” dell’uomo, primo tra tutti la morte, ma anche vivere perché questa vittoria diventi sempre più reale. In questo senso la festa dell’assunzione non ci astrae in devozioni disincarnate, ma ci mette con i piedi sulla terra, richiamandoci a quella vita dei “poveri” che è stata la vita di Maria.
Luca Mazzinghi
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