2ª DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Gesù, tu hai lasciato la tomba vuota e ti sei mostrato vivente a quelli che credevano in te: perdonaci quando rifiutiamo di credere che il tuo amore ha vinto la morte.
Signore, pietà!
La paura ha tenuto i tuoi discepoli al chiuso ma tu sei apparso loro e li hai inviati a tutte le genti: perdonaci l’incoerenza e lo scandalo quando le nostre azioni non corrispondono al vangelo che proclamiamo.
Cristo, pietà!
La tua passione aveva turbato il cuore dei discepoli ma tu hai detto loro «la pace sia con voi»: perdonaci se i nostri passi non percorrono la via della pace.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Padre di misericordia, che in questo giorno santo raduni il tuo popolo per celebrare il memoriale del Signore morto e risorto, effondi il tuo Spirito sulla Chiesa perché rechi a tutti gli uomini l’annuncio della salvezza e della pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 5,12-16
Dagli Atti degli Apostoli
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 117 (118)
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
Rit.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Rit.
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.
Seconda Lettura Ap 1,9-11a.12-13.17-19
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 20,29
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia, alleluia.
VANGELO Gv 20,19-31
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Perché, credendo,
abbiate la vita
nel suo nome
La nostra preghiera di oggi
Prete: Preghiamo gli uni per gli altri nella gioia della Resurrezione. Diciamo:
Signore, rinnova i prodigi del tuo amore!
• Signore Gesù, tu sei risorto da morte ma i tuoi discepoli sono rimasti dubbiosi: concedici la beatitudine di chi crede senza aver visto.
• Signore Gesù, con la tua resurrezione hai rallegrato i tuoi amici: dona gioia a chi è solo, colma il vuoto di chi è isolato, da’ speranza a chi è disperato.
• Signore Gesù, nella tua resurrezione hai annunciato la pace: converti i cuori di chi si ostina a fare la guerra, difendi gli oppressi, dona la tua giustizia alla terra, custodisci i germi di riconciliazione tra i popoli.
• Signore Gesù, con la tua resurrezione hai distrutto la potenza del male: vieni in aiuto a quelli che sono tentati, rialza quelli che sono caduti, dona a tutti la sicurezza del tuo perdono.
• Signore Gesù, hai perdonato a Pietro e a Tommaso la poca fede in te: riammettici fra i tuoi amici quando rinneghiamo la nostra fede, perdonaci quando diventiamo infedeli alla tua parola.
• Signore Gesù, sei risalito dalla tomba Vivente per sempre, sei sceso all’inferno ad annunciare la salvezza: sostieni i morenti, consola quelli che soffrono a causa della malattia, ricordati (di … e) di tutti i defunti che ora vivono in te.
Prete: Padre santo, mandaci il tuo Spirito affinché ci amiamo gli uni gli altri; mantienici nell’unità, mediante il vincolo della pace e della carità, e facci giungere ad un amore autentico in Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere incredulo, ma credente! Alleluia. (Gv 20,27)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: e testimonianze sulla fede degli apostoli e sulle loro difficoltà a credere (Matteo 8,23-27; 14,22-23; Marco 16,9-14; Luca 17,5-6; Marco 9,14-29).
Le letture di Domenica prossima, terza di Pasqua – anno C:
Atti 5,27-32.40-41; Sal 30; Apocalisse 5,11-14; Giovanni 21,1-19.
Otto giorni dopo venne Gesù
Non si può credere che Gesù è risuscitato perché c’è un sepolcro vuoto, ma perché lo si incontra vivo, vivente e vivificante nella propria esistenza e nella propria esperienza.
È quanto ci scrive l’evangelista Giovanni nel capitolo 20 dal versetto 19. Scrive l’evangelista: La sera di quel giorno, il primo della settimana, si richiama il primo giorno nel libro del Genesi, il giorno della creazione. Con Gesù risuscitato c’è una creazione nuova che non vedrà la fine e la morte, ma continuerà la sua esistenza.
Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, ricordiamo che l’ordine di cattura era per tutto il gruppo di Gesù, non soltanto per Gesù. Non era pericoloso soltanto il maestro, era pericolosa la sua dottrina, quindi l’ordine di cattura era stato per tutto il gruppo. È stato Gesù che, in una posizione di forza, ha barattato la salvezza dei suoi discepoli. Ha detto: “Se cercate me lasciate che questi se ne vadano”. Ma il timore rimane.
Venne Gesù, stette in mezzo. È una caratteristica importante che gli evangelisti ci danno dell’incontro con Gesù. Gesù si pone al centro. Gesù non si pone né davanti, né in alto. Non c’è una gerarchia di persone che sono più o meno vicine a lui. Ma Gesù si pone in centro così tutti hanno la stessa relazione con lui.
E disse loro: «Pace a voi!». Questo di Gesù non è un invito, infatti non dice “La pace sia con voi”, cioè un augurio, ma è un dono. Quando Gesù si manifesta al centro della sua comunità dona la pace, cioè tutto quello che concorre alla felicità dell’uomo.
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. Secondo la cultura ebraica la pace doveva essere sempre accompagnata da qualcosa di concreto. Allora Gesù quando dona questa pace fa vedere anche il motivo perché mostra le mani e i fianchi, i simboli della sua tortura e della sua passione. Vuole dire “Ecco l’amore che mi ha spinto a dare la vita per voi e a morire in croce, questo continua a rimanere”. Quindi “non vi preoccupate di nulla”. È questo il dono della pace che Gesù fa.
E i discepoli, che erano chiusi per timore dei Giudei, adesso gioiscono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi!” Di nuovo questo dono della pace, “Come il Padre ha mandato me … il Padre ha mandato il figlio a dimostrare un amore totale, incondizionato per tutti gli uomini …, “anche io mando voi”. Quindi Gesù manda i suoi discepoli a dimostrare lo stesso amore incondizionato del Padre per l’umanità. Detto questo, soffiò. E c’è il richiamo alla creazione, del primo uomo quando Dio soffiò e mise la vita nella sua creatura. E disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”, cioè la stessa forza, la potenza e la capacità d’amare di Dio. “A coloro a cui perdonerete (letteralmente cancellerete) i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Gesù li invita a prolungare nel tempo l’offerta di vita che lui ha fatto. Quello che Gesù sta dicendo in questo momento, le azioni che sta facendo, non sono la concessione di un potere ad alcuni, ma una capacità e una responsabilità per tutto il gruppo dei discepoli: portare un’offerta di vita che, se accolta, cancella immediatamente il passato peccatore.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo … Didimo significa “gemello”. Perché è chiamato gemello? Perché è l’unico che aveva capito al tempo della risurrezione di Lazzaro, dicendo “andiamo a morire con lui” … è colui che ha gli stessi sentimenti di Gesù. Ma non era con loro quando venne Gesù. Perché Didimo non è chiuso a chiave a chiave con loro? Perché lui non ha paura di fare la stessa fine di Gesù. Lui non è pauroso come gli altri discepoli che stanno chiusi.
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Quella di Tommaso non è una negazione, è il desiderio e l’impossibilità di credere a qualcosa di meraviglioso. L’espressione di Tommaso va intesa un po’ come quando ci viene data una bellissima, inaspettata notizia. Qual è la nostra reazione? Diciamo: “no, non è vero!” Non è che neghiamo la notizia, è che è talmente bella che ci sembra impossibile. Oppure quando diciamo: “no, non ci posso credere!” Non è che non ci vogliamo credere, ma è una notizia talmente bella … È questo l’atteggiamento di Tommaso.
Otto giorni dopo … Di nuovo ritorna il rito dell’eucaristia, dell’incontro con Gesù … i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo … ecco di nuovo la caratteristica di Gesù dello stare in mezzo e dice per la terza volta in questo brano: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Qui l’evangelista presenta la più grande manifestazione, attestato di fede di tutti i vangeli. Gli altri discepoli attraverso Pietro erano arrivati a credere che Gesù era il figlio di Dio, il figlio del Dio vivente, ma Tommaso è l’unico che, rivolto a Gesù, gli dice: “Mio Signore e mio Dio!”
L’evangelista nel prologo aveva detto che Dio nessuno lo ha mai visto e il figlio ne era la rivelazione, ed ecco che ora Tommaso manifesta la pienezza della fede. Quindi Tommaso, passato stranamente alla storia come il discepolo incredulo, in realtà è quello proclama ed esplode nella più alta manifestazione di fede dei vangeli.
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». È l’ultima beatitudine, ce ne sono due nel vangelo di Giovanni. La prima è la beatitudine del servizio, e ora è la beatitudine della fede. Il servizio, liberamente e volontariamente esercitato per amore verso gli altri, rende possibile nella propria vita l’esperienza del Cristo risorto.
Gesù qui proclama beati quelli che credono senza bisogno di vedere, a quanti vogliono dei segni per vedere, per credere, Gesù propone: “No, credi e tu diventi un segno che gli altri possono vedere”!
E poi conclude l’evangelista: Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. È un invito che l’evangelista fa: scrivete il vostro libro, scrivete il vostro vangelo, noi vi trasmettiamo la nostra esperienza, voi fatela vostra e poi scrivete il vostro vangelo. Era quello che succedeva almeno fino al IV secolo nelle primitive comunità cristiane.
Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. La fede in Gesù dona una vita di una qualità tale da superare la morte. L’evangelista usa per il termine “vita” ciò che indica la vita eterna, una vita che si chiama eterna non tanto perché per la durata indefinita, ma per la qualità indistruttibile. Accogliere Gesù nella propria esistenza significa realizzarla pienamente.
P. Alberto Maggi OSM
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