2ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Signore, tu non ti dai pace finché non sorga la giustizia nel tuo popolo: perdona la nostra indifferenza verso chi è oppresso e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo, in te noi siamo un solo corpo e un solo spirito: perdonaci se i diversi doni non costruiscono comunione e abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore, tu sei venuto a chiamarci alle nozze con Dio: perdonaci se per paura o per pigrizia non ci lasciamo amare da te.
Signore, pietà!
Gloria
Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini amati dal Signore.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
ti adoriamo, ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo,
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,
tu che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo,
accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre,
abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo,
tu solo il Signore,
tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo,
nella gloria di Dio Padre. Amen.
Colletta
O Dio, grande nell’amore, che nel sangue di Cristo versato sulla croce hai stipulato con il tuo popolo l’alleanza nuova ed eterna, fa’ che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele, e tutta l’umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 62,1-5
Dal libro del profeta Isaia
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 96 (95)
Rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Rit.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Rit.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Rit.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Seconda Lettura 1Cor 12,4-11
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cf. 2Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Gv 2,1-12
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Venuto a mancare il vino,
la madre di Gesù gli disse:
«Non hanno vino»
La nostra preghiera di oggi
Prete: Fratelli e sorelle, esortati anche noi da Maria a fare quello che dice il Signore, presentiamo nello Spirito la nostra vita perché venga trasformata in segno della gioia del Regno:
Trasforma la nostra vita nel segno della tua gioia.
- Trasforma la tua chiesa che vive la contraddizione della divisione:
– sia segno di unità e porti all’umanità il vino buono del Vangelo. - Trasforma i cuori degli uomini che generano violenza e ingiustizia:
– la pace e la misericordia che vengono da te dimorino stabilmente tra i popoli. - Trasforma lo stile di vita della nostra società:
– la condivisione, la corresponsabilità per il bene comune e lo spirito umanitario prevalgano sull’individualismo, sull’odio e sul razzismo. - Trasforma il dolore e la disperazione di chi subisce la violenza e la guerra:
– fa’ che non si spenga nel loro cuore la speranza e la forza di amare. - Trasforma la nostra assemblea in lievito evangelico:
– la partecipazione al tuo banchetto di nozze nell’eucaristia ci renda una cosa sola con te. - Trasforma il ricordo (di….. e) di tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti
– nel memoriale delle nozze eterne con te.
Prete: Signore Gesù Cristo, sorprendici ancora con i segni del tuo amore: come i discepoli a Cana potremo lodarti nella gioia e testimoniare la tua opera in mezzo a noi. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Prefazio
È bello Padre renderti grazie
per il nostro Signore Gesù Cristo.
Alle nozze di Cana,
come sposo dell’umanità,
ha fatto in modo che non venisse a mancare
il vino della tua gioia e del tuo amore.
Ogni giorno viene a trasformare
l’acqua insapore del nostro vivere quotidiano
nel vino della gioia nella fraternità,
a riempire i nostri cuori sterili
come le anfore di pietra
per farci godere della presenza dell’altro
nella celebrazione dell’amore
che dona la vita.
Trasformati dal tuo amore,
gusteremo il vino del Regno
e solidali con l’umanità,
in cammino con tutta la Chiesa
e con quanti contemplano il tuo volto,
eleviamo a te la nostra lode:
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
A Cana di Galilea Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Gv 2,11).
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: tutto il libro di Osea che ha espresso per la prima volta i rapporti di Dio e Israele nei termini sponsali. Tutto il suo messaggio ha per tema fondamentale l’amore di Dio misconosciuto dal suo popolo.
Le letture di Domenica prossima, Terza del tempo ordinario – anno C
Neemia 8,2-4.5-6.8-10; Salmo 18; 1Corinzi 12,12-31; Luca 1,1-4;4,14-21
Le strane nozze di Cana
La liturgia di questa domenica ci presenta il passo evangelico di Gv 2,1-11, meglio conosciuto come «le nozze di Cana». Secondo la maggior parte degli archeologi il villaggio di Cana, in Galilea, doveva distare circa 13 km da Nazaret, ed è probabile che i contatti tra i due villaggi implicassero anche rapporti di amicizia o di parentela tra i loro abitanti. Questo spiega il fatto che Maria, insieme a Gesù e ai suoi discepoli, fosse stata invitata a una festa di nozze.
Fin qui nulla di strano; strano è però il modo con cui questo episodio viene raccontato, dove alcuni particolari sono evidenziati e altri invece risultano mancanti od omessi. Ad esempio si parla di una festa di nozze, ma nel testo non compare mai una sposa; non vi è alcuna traccia di altri invitati presenti alla festa; Gesù si rivolge alla madre chiamandola «donna» e, pur essendo un invitato come gli altri, si mette a dare ordini ai servi; inoltre la quantità di vino che viene offerto alla fine è enorme, dato che sei giare corrispondono all’incirca a 600 litri.
Insomma ci sono parecchi elementi nel racconto che, se osservati con attenzione, rappresentano gli indizi per una comprensione più profonda di quella che all’apparenza sembra una semplice festa di nozze, ma che in realtà è la descrizione di qualcos’altro, ovvero di ciò che potremmo definire «le nozze messianiche» di Gesù con il suo popolo.
Alcuni elementi che vanno in questa direzione sono proprio la mancanza di vino, il termine «donna», le parole di Maria ai servi e l’abbondanza finale di vino che risulta essere qualitativamente migliore. Cerchiamo di collegare insieme questi elementi.
La mancanza di vino indica una situazione di crisi ma anche la speranza, l’attesa di qualcosa che possa cambiare la situazione, che possa ridare gioia; a notare questo è proprio Maria, la cui figura e ruolo, nel Vangelo di Giovanni, sarà proprio quello di «donna-popolo», così come apparirà più chiaramente nell’altra menzione di Maria come «donna» nella scena sotto la croce in Gv 19,26.
Una conferma di questo la si può trovare proprio nella risposta che Gesù dà alla madre e che può essere letta come un’interrogativa: «La mia ora non è già venuta?». Se si legge il testo in questo modo il senso non è più negativo, ma positivo: Gesù afferma che «la mia ora è già venuta», non ancora pienamente, senza dubbio, ma realmente, come inizio (cf. v.11). E l’«ora» di Gesù, che comincia qui, è l’«ora» della sua manifestazione messianica, quella alla quale Israele aspirava fin dal tempo dei profeti. Essa comincia ora, ma continuerà durante tutta la vita pubblica di Gesù e raggiungerà il suo compimento totale nel mistero della croce e della risurrezione.
Se passiamo poi alle parole che Maria rivolge ai servi, troviamo anche qui un riferimento a quello che sarà il compimento dell’evento messianico, ovvero la «nuova alleanza» tra Dio e il suo popolo. Le parole «fate ciò che vi dirà» richiamano proprio la risposta che il popolo dà a Mosè ai piedi del Sinai: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo» (Es 19,8) e Maria, utilizzando tale formula, viene a personificare in un certo senso il popolo di Israele nel contesto dell’alleanza; dall’altra parte, con quelle stesse parole, riprende il ruolo di mediazione che Mosè aveva svolto nell’alleanza sinaitica tra Dio e il suo popolo.
Ultimo elemento su cui riflettere è l’abbondanza finale di vino. Anche qui le Scritture di Israele, a cui Giovanni fa riferimento, ci indicano che tale vino è il «vino messianico» annunciato dai profeti. Ad esempio in Amos si legge: «Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – in cui chi ara s’incontrerà con chi miete e chi pigia l’uva con chi getta il seme; i monti stilleranno il vino nuovo e le colline si scioglieranno. Muterò le sorti del mio popolo Israele, ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino, coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,13-14); oppure in Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati».
Attraverso questi elementi risulta allora più chiaro che il racconto delle «nozze di Cana» è un modo con cui Giovanni non solo racconta una scena di festa a cui forse realmente Maria, suo figlio e i suoi discepoli hanno preso parte, ma soprattutto descrive l’inizio e la manifestazione messianica di Gesù in un contesto di gioia che, allo stesso tempo, s’inserisce nella continuità dell’unica alleanza tra Dio e il suo popolo.
Ester Abbatista
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