28ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Signore, noi siamo attratti solo da ciò che è eccezionale e non riusciamo o non vogliamo vedere i tuoi miracoli quotidiani; tu che sei fedele nonostante la nostra infedeltà, abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo, noi siamo malati di denaro e la paura ci impedisce la fiducia; tu che hai guarito i dieci lebbrosi, abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore, siamo talmente preoccupati di noi stessi che difficilmente riusciamo a dirti «grazie»; tu che accogli tutti nella tua misericordia, abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Dio, che nel tuo Figlio liberi l’uomo dal male che lo opprime e gli mostri la via della salvezza, donaci la salute del corpo e il vigore dello spirito, affinché, rinnovati dall’incontro con la tua parola, possiamo renderti gloria con la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura 2 Re 5,14-17
Dal secondo libro dei Re
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 97 (98)
Rit. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Rit.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Rit.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Rit. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Seconda Lettura 2Tm 2,8-13
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo 1Ts 5,18
Alleluia, alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 17,11-19
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Alzati e va’
la tua fede
ti ha salvato
La nostra preghiera di oggi
Prete: Dio che offri la salvezza, e vieni incontro alle nostre debolezze, ti invochiamo con fiducia e ti rendiamo grazie dicendo:
Gloria a te, o Signore!
• Padre, tu sei misericordia e bontà infinita: fa’ che nel cuore degli uomini e delle donne del mondo trovi ascolto la tua voce che ci invita a camminare nella riconciliazione e nella pace.
• Se in tanti paesi non vediamo la pace trionfare sulla guerra, noi crediamo in te e ti adoriamo, perché sulla morte vince la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, la luce non è sopraffatta dalle tenebre.
• Tu sei il Dio nascosto e misterioso, Creatore e Padre dell’intera famiglia umana: dona ai credenti di tutte le religioni di cercare con cuore sincero la tua volontà, di contemplare il tuo volto nella lotta contro il male e nell’amore che fa riconoscere in ogni persona un fratello.
• Sei tu l’unità a cui tendiamo, la bontà di cui siamo mendicanti, sei la verità che cerchiamo, sei la bellezza che desideriamo. Ti ringraziamo per i cresimandi della nostra parrocchia che sono alla ricerca di te, perché lo Spirito che riceveranno li porti a scoprire il tuo amore.
• Dio, che hai mostrato la tua salvezza fino ai confini della terra: accogli tra le tue braccia le vittime della violenza e dona la serenità del cuore a coloro che vivono nella sofferenza e nella paura, ricordati (di ….. e) dei nostri fratelli defunti.
Prete: Ti ringraziamo, o Padre perché anche oggi ci hai radunati attorno alla tua mensa per manifestarti a noi e ricolmarci dei tuoi doni. Apri il nostro cuore ad accogliere la tua salvezza e a renderti grazie senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato! (Lc 17,17.19)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Dal testo evangelico possiamo raccogliere il tema del “ringraziamento”; Cristo stesso ci ha dato modelli insuperabili nel suo colloquio con il Padre: vedi Giovanni 11,41 e cap. 17.
Letture di domenica prossima, XXIX del tempo ordinario
Esodo 17, 8-13; Salmo 121; 2ª lettera a Timoteo 3,14-4,2; Luca 18,1-8.
La capacità di sorprendersi e di ringraziare – J. Corbon
Questi lebbrosi siamo noi, è chiaro, ma quel lebbroso che ritorna e che si prostra ai piedi del Signore Gesù, in rendimento di grazie, purtroppo non sempre siamo noi. Questa liturgia, questa eucaristia ‑ che significa appunto “azione di grazie” ‑ dovrebbe essere per noi un’occasione di rinnovamento, per tornare a porci in rendimento di grazie.
Si può dire che questo sia il primo movimento della preghiera del cuore. Tutti noi preghiamo, non lo dubito, in un modo o nell’altro, di quando in quando, spesso o con minor frequenza; eppure, abbiamo coscienza che il primo slancio della preghiera del cuore dev’essere l’azione di grazie? Ed essa deve costituire una sorta di a priori, a prescindere da ciò che sarà, da quello che ci accadrà. L’azione di grazie è la disposizione fondamentale che contiene tutto. Quindi, tutto quello che facciamo, sia che gridiamo, sia che imploriamo, sia che taciamo, tutto dovrà essere sostenuto da un clima di azione di grazie. L’azione di grazie è come l’inspirazione primordiale dello Spirito santo in noi, come l’ondata di fondo che porta nel nostro intimo lo Spirito di Gesù, quella voce che mormora incessantemente al nostro orecchio: “Vieni al Padre”. Chiediamo allo Spirito, nostro autentico soffio vitale, di insegnarci a respirare senza posa l’azione di grazie. Un simile impulso giunge immediatamente al cuore del Padre.
Per quale ragione dico queste cose? Perché l’azione di grazie è molto più che un ringraziamento: essa è un movimento di stupore. L’azione di grazie è quanto abbiamo di più vero. Finché non siamo portati da essa in un certo senso siamo dei mentitori: “Che cos’hai tu dunque che tu non abbia ricevuto?” (1Cor 4,7) ci dice Paolo. Tutto in noi è grazia: noi stessi siamo “ grazia”, dono gratuito, dono offerto. Quando siamo in rendimento di grazie cominciamo ad agire secondo la nostra vera natura. Gesù parlava di stupore; voi sapete almeno quanto me, forse più per difetto che per esperienza, come soltanto la capacità di lasciarsi stupire permetta di cercare, di trovare, d’inventare. L’intelligenza che non sa meravigliarsi non comprende assolutamente nulla. La disposizione fondamentale dell’intelligenza del cuore è la meraviglia. Certo, non nel modo ebbro e un po’ ingenuo di chi è ben poco dotato di intelligenza! La capacità di meravigliarsi propria dell’intelligenza del cuore è al contrario la verità estrema, la piena salute del cuore. Ed è questo a renderla creativa, capace di inventare. Restare meravigliati di fronte al nostro Dio e, osiamo dirlo, a noi stessi e agli altri, in qualsiasi modo siano fatti, è il primo sguardo di verità che possiamo assumere.
Ma perché dobbiamo essere incessantemente in rendimento di grazie? Non si tratta di un’illusione, non dobbiamo lasciarci portare dall’autosuggestione. Ancora una volta, torniamo con i piedi per terra: la prima realtà è lui! È in lui che noi siamo, respiriamo, viviamo. Siamo sicuri di lui. Dio rimane fedele per sempre. Ci ama così come siamo, a ogni istante, per condurci al cambiamento. Ci accoglie così come siamo e ci offre instancabilmente ciò che è meglio per noi; e non sempre è quello che ci saremmo immaginati. Egli conosce da quale polvere siamo stati tratti, ma sa anche, molto più di noi, a quale gloria, a quale luce siamo chiamati. Ci fa fiducia, molto più, molto meglio di quanta ce ne facciamo da noi stessi nella nostra presunzione.
Nel movimento dell’azione di grazie, noi usciamo dal nostro guscio ‑ e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno nelle circostanze in cui ci troviamo, qui come del resto in ogni parte del mondo ‑. Lo stupore ci apre a lui, secondo la sua volontà. Egli ci dispone nella gratuità, ci mette in condizione di poter ricevere tutto. D’altronde è quanto viviamo in quell’azione di grazie per eccellenza che è l’eucaristia, nella quale il Signore viene a noi e ci invita ripetendoci continuamente: “Venite, mangiatene, questo è il mio corpo che dà la vita”.
Infine, nell’azione di grazie, ogni inquietudine viene dissipata, ogni angoscia svanisce. Dal momento in cui abbiamo iniziato a ripiegarci su noi stessi siamo rimasti scombussolati, privi di una direzione ben precisa, pieni d’inquietudine. Nell’azione di grazie, Gesù riprende in mano ogni cosa, e il nostro desiderio, che di per sé non sa sempre con chiarezza dove andare a parare, si ricongiunge al suo. Nella fiducia, nell’abbandono, egli ci offre la più profonda delle certezze.
Voi mi direte: “Tutto questo è molto bello, ma anche ammettendo che sia possibile viverlo a partire da ora per coloro ai quali il volto di Gesù è già stato in parte rivelato, come dimenticare gli altri, tutti gli altri di cui siamo responsabili, con la loro infelicità, le loro sofferenze, i loro peccati, tutto questo fango, questo dilagare del male che ricopre il mondo intero? Com’è possibile essere in ogni momento in rendimento di grazie senza cadere nell’illusione?”. Bisogna allora raccomandare un’azione di grazie sottoposta a delle condizioni? Dobbiamo dire: “Aspettiamo di vedere come andrà a finire, e quando avremo ottenuto ciò che chiediamo e desideriamo, allora renderemo grazie”? No, questo non è serio! Dietro a un simile atteggiamento, che spesso è anche il nostro atteggiamento, si fa largo l’oblio. L’oblio è il contrario dell’azione di grazie. A quante persone dovremmo essere riconoscenti! Anche noi, come la ghiandaia che si pavoneggia, pensiamo che quello che siamo provenga da noi stessi. “Che hai tu dunque che tu non abbia ricevuto?”, a cominciare dal meraviglioso fatto che esisti. Sì, nella nostra ingratitudine vi è anzitutto l’oblio. Noi dimentichiamo il Signore e dimentichiamo gli altri.
E così dimentichiamo pure che tutto in Gesù è salvato. È questo il fondamento della nostra continua azione di grazie. L’azione di grazie non è un piccolo ringraziamento perché ci è stato offerto qualcosa in dono ‑ sarebbe un atteggiamento infantile, subumano ‑ ma è la fondamentale certezza che in Gesù, nel Cristo nostro Dio, tutto è salvato.
E Gesù attende qualcosa da coloro che ha redento: attende cooperazione, una risposta gratuita. È lui l’unico salvatore e tuttavia ‑ ecco la nostra indispensabile cooperazione ‑ noi siamo, noi dobbiamo essere l’accoglienza della salvezza che ci è offerta, che egli offre a tutti. Siamo quello spazio totalmente gratuito in cui può essere accolto il grande dono, totalmente gratuito, che il nostro Dio vuole farci. Noi cooperiamo alla salvezza, alla nostra e all’altrui redenzione, facendoci poveri, restando capaci di gratuità. È questo che ha vissuto in modo eminente, questo che continua a vivere la prima ad aver compreso, fra gli uomini, il cuore del Padre fino a dare carne al Figlio di Dio: la vergine Maria. È da lei che dobbiamo imparare l’azione di grazie divina, coraggiosa, l’unica cosa in grado di renderci veramente umani nello Spirito.
Per terminare questa breve esortazione alla continua azione di grazie, non dimentichiamo che nell’evento narratoci dall’evangelo, dieci sono stati guariti, ma uno solo ha capito quello che ho provato a balbettare. Ed era uno straniero, considerato perfino degno di disprezzo: un samaritano. Perché ha compreso il segreto sconvolgente del cuore di Dio? Perché non era preda dell’abitudine. Figli coccolati, abituati a ricevere tutto, noi rischiamo di somigliare agli altri nove lebbrosi. Non c’è nessun cuore peggiore di un’anima prigioniera dell’abitudine! Allora, nella nostra azione di grazie, rinnoviamo con lo Spirito la nostra decisione, la nostra determinazione a vivere anzitutto, a priori, qualunque cosa ci accadrà, nel nostro cuore, in un clima di azione di grazie, questa specie di “rischio creatore”; vedremo poi, con l’esperienza, che tutto diventa vero, che tutto tornerà a esser posto nella luce.
Nella nostra eucaristia noi offriamo Gesù; non lui solo, però, ma lui assieme a noi. È questa l’azione di grazie, l’offerta che ritorna come un’onda di riflusso al cuore del Padre, dalla cui mano riceviamo ogni cosa e da cui siamo tanto amati.
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