1ª DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C
Canto
ACCOGLIMI
Accoglimi, Signore
secondo la tua Parola. (2v)ed io lo so che tu Signore
in ogni tempo sarai con me;
ed io lo so che tu Signore
in ogni tempo sarai con me.Ti seguirò Signore
secondo la tua Parola. (2v)ed io lo so che in te Signore
la mia speranza si compirà;
ed io lo so che in te Signore
la mia speranza si compirà.
Amen!
Atto penitenziale
Signore Gesù, ti sei fatto in tutto simile ai tuoi fratelli: vedi la nostra miseria e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, hai imparato l’obbedienza da ciò che hai sofferto: accogli le nostre sofferenze e abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, sei stato provato in tutto, senza peccare: guarda il nostro peccato e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Non si dice il Gloria.
Colletta
Signore misericordioso, che sempre ascolti la preghiera del tuo popolo, tendi verso di noi la tua mano, perché, nutriti con il pane della Parola e fortificati dallo Spirito, vinciamo le seduzioni del maligno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Dt 26,4-10
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo e disse:
«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 90 (91)
Rit. Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido».
Rit.
Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
Rit.
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.
Rit.
«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso».
Rit.
Seconda Lettura citazione
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Lc 4,1-13
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO Lc 3,10-18
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Non di solo pane
vivrà l’uomo
La nostra preghiera di oggi
Prete: Pregare vuol dire affidarsi a Dio e non contare sulle nostre forze, per quanto impegnate nel bene. Riconosciamo le nostre fragilità e tentazioni e invochiamo con fede Dio nostro Padre: Vieni in aiuto alla nostra debolezza!
• Signore, siamo invitati a vivere la quaresima nel digiuno, nella preghiera e nella carità: il nostro digiuno sia spezzare il pane con gli affamati; la nostra preghiera sia ascolto di te; la carità sia la nostra ricerca di un amore fedele che non viene mai meno.
• Signore, tuo Figlio come noi ha provato la fame, ha rifiutato il miracolo che gli dava del pane: saziaci con il pane della tua parola e liberaci dalla tentazione di compiere le scelte del facile successo.
• Signore, tuo Figlio come noi è stato tentato, non ha voluto un segno dal cielo: insegnaci l’obbedienza che salva e facci scoprire la via dell’umiltà.
• Signore, tuo Figlio come noi è stato provato, non ha voluto la potenza e la gloria del mondo: converti il cuore di chi si ostina a fare la guerra e aiutaci a vivere nella tua pace.
• Signore, l’apostolo Paolo ci ha ricordato che chiunque invoca il tuo nome sarà salvo: ricordati (di ….. ), delle vittime della guerra e delle nostre sorelle e dei nostri fratelli che hanno lasciato questo mondo sperando nella tua salvezza, dona loro la pace e la gioia senza fine.
Prete: Dio di tenerezza, accogli la penitenza e la preghiera della tua chiesa che vuole ritornare incessantemente a te. Insegnaci a riconciliarci con i nostri fratelli affinché siamo, gli uni per gli altri, testimoni della tua misericordia per Gesù, il Cristo, nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
«Il Signore, Dio tuo, adorerai; a lui solo renderai culto». (Lc 4,8)
Preghiera per la Pace
Signore, sorgente della giustizia
e principio della concordia,
apri il cuore degli uomini al dialogo
e sostieni l’impegno degli operatori di pace,
perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato,
sull’incomprensione l’intesa,
sull’offesa il perdono, sull’odio l’amore.
Dio dei nostri Padri, Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu condanni le guerre
e abbatti l’orgoglio dei violenti.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra, avventura senza ritorno,
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza.
(Giovanni Paolo II)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Dio compatisce l’uomo: nel senso che “patisce con” l’uomo e gli è vicino nelle tentazioni, nelle prove, nella lotta per la verità. Si può vedere, al proposito, il bel testo della Lettera agli Ebrei, capitolo 12.
Le letture di Domenica prossima, Seconda di Quaresima – anno C
Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17-4,1; Luca 9,28b-36
«Fu condotto dallo Spirito nel deserto dove,
per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo» (Lc 4,1-2).
L’uomo è un essere di desiderio. Ma che cos’è desiderare? Cosa può mai desiderare l’uomo? Fin dove possono spingersi le sue aspirazioni? Non è forse vittima di illusioni il desiderio? Come dunque metterlo alla prova ed educarlo al meglio?
Per riflettere su questa questione, soffermiamoci sul racconto evangelico delle tre tentazioni di Gesù nel deserto, secondo la versione di Luca. Questo racconto delle tre tentazioni precede immediatamente la prima predicazione di Gesù a Nazaret e dunque l’inizio della sua vita pubblica. Segue anche immediatamente il battesimo di Gesù («Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato») e la lista delle generazioni umane nella quale è iscritto Gesù e la cui origine si trova in Dio stesso, datore di ogni vita.
Il vangelo ci dice che Gesù è spinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Le tentazioni affrontate da Gesù nel deserto rappresentano tutte le tentazioni diaboliche che può conoscere l’umanità. Nel crogiolo di queste tentazioni il desiderio di Gesù viene messo alla prova. Superandole tutte, Gesù vince il male e compie l’iniziale promessa di salvezza annunciata dal testo della Genesi: un giorno la stirpe della donna schiaccerà la testa del serpente (Gen 3,15). Gesù, vincendo il tentatore, appare come il nuovo Adamo che, nella potenza dello Spirito, apre una storia nuova come all’alba della prima creazione. Il racconto delle tentazioni indica la via di questa storia rinnovata. Ci anticipano, in maniera programmatica, le parole e le azioni di Gesù lungo tutta la sua vita pubblica. Il racconto delle tentazioni si presenta, in un certo senso, come un condensato di vangelo.
Essere uomo/essere donna. La posta in gioco della prima tentazione è di essere umani, di far emergere in noi l’umanità contro le forze brutali che ci possono abitare. Questa prima tentazione viene dalla fame, dalla paura di mancare di qualcosa. Essa consiste nel gettarsi sul cibo in maniera impulsiva. «Mangiare, consumare, appropriarsi di beni, soddisfare a qualsiasi costo e al più presto i propri bisogni immediati»: suona così il primo assioma diabolico. Nascono così le violenze, quando tutti sono coinvolti, individualmente o collettivamente, in una lotta all’ultimo sangue per paura di essere nel bisogno. Gesù rimane nella sua fame, sopporta la privazione, rinuncia alla tentazione di prendere immediatamente per lasciare posto alla parola, per far sì che avvenga lo scambio e la comunicazione con gli altri. Gesù resta nella sua fame non per disprezzare il pane, ma per significare che l’assoggettamento della fame deve iscriversi per gli uomini nel campo della comunicazione, della condivisione o, in altri termini, della convivialità. Questa è la condizione per essere umani. Un pasto, infatti, diventa umano quando non ci si getta sul cibo per consumarlo, ma quando diventa occasione di condivisione — condivisione di cibo, condivisione della parola -, quando è luogo di incontro. Gli animali non hanno che da soddisfare i loro bisogni immediati secondo l’istinto. Per l’umanità non è così. L’umanità accede a se stessa solo quando domina la soddisfazione dei bisogni iscrivendoli nel campo del desiderio, della parola, dell’alleanza con gli altri. L’uomo non vive solo di mangiare, ma anche di parlare, di incontrare, di condividere. Questa è dunque la posta in gioco della prima tentazione: far nascere l’umano.
Essere fratello/essere sorella. Nella seconda tentazione si parla di «gloria», di «potere», di «regno». Il vocabolario è di ordine politico e la tentazione è quella della potenza, dell’esaltazione di sé e del possesso delle cose per il dominio sugli altri. Ma ciò avviene al prezzo della sottomissione di se stessi al potere diabolico: «Se tu mi adori, ti darò tutto questo potere con la gloria di questi regni». Gesù, nella sua libertà, rinuncia a questo culto diabolico della potenza per affermare che il solo culto che ha valore è quello reso a Dio. Rendere culto a Dio è rinunciare alla volontà di dominio sull’altro. Gesù, superando questa seconda tentazione, ricusa i mezzi di potere, scarta la violenza, entra nella sua vita pubblica senza spirito di dominio, con dolcezza, senza armi, con la sola forza della parola di verità. Gesù dà inizio alla sua vita pubblica con le mani nude, povero, vulnerabile, come un fratello. Tale è la posta in gioco nella seconda tentazione: vivere da fratelli, vivere in alleanza con gli altri senza dominio. La fraternità fra di noi è il vero culto al quale Dio ci chiama.
Essere figlio/essere figlia di Dio. Il vocabolario della terza tentazione è di tipo religioso. Si tratta, infatti, del «tempio». E il diavolo stesso, per tentare Gesù, cita la Bibbia. Questa terza tentazione consiste nel credere che la vita ci è dovuta come un diritto che nessuno, nemmeno Dio, ci potrà togliere. È, in qualche modo, la tentazione di credersi padroni della vita, di mettere Dio al proprio servizio, facendo tutto quello che vogliamo, come se nessuna disgrazia ci potesse raggiungere, come se fossimo immortali, come se la vita ci fosse dovuta. Il diavolo lascia intendere a Gesù che per lui la morte è fuori questione; non c’è nulla da temere, può gettarsi dall’alto del Tempio. Nella nostra vita, questa illusione di credersi immortali e di pensare che niente ci possa capitare è molto concreta. Essa affiora nell’esistenza quando, ad esempio, si corre in macchina come pazzi; quando si sballa, si fuma, si beve o ci si droga senza pensare alle conseguenze; quando si inquina il pianeta senza curarsi delle generazioni future; quando ci si lancia nella corsa agli armamenti; quando ci si avventura senza riserve nelle sperimentazioni sul genoma umano ecc. In breve: ogni volta che, per mancanza di saggezza, di prudenza e di limite, si sprofonda in una folle dismisura, come se la vita ci fosse dovuta. Gesù, superando la terza tentazione, rinuncia alla pretesa di controllo sulla propria vita; egli vuole esistere senza possedere nulla: né una cosa, né tutte le cose, né se stesso. Egli vuole riceversi interamente da colui che chiama Padre. Non vuole disporre della sua vita magicamente, né pretendere che gli sia dovuta, ma la riceve come un dono gratuito. Egli si riceve interamente dall’Altro. In questo si riconosce come Figlio. Questa è la posta in gioco nella terza tentazione: riconoscersi figlio / figlia di Dio ricevendo per grazia la vita non come un diritto di cui si può disporre, ma come un dono prezioso da coltivare, per il quale si rende grazie.
Alla luce di questo testo, ritorniamo alla nostra domanda. Cos’è dunque desiderare nella forza dello Spirito?
Desiderare nella forza dello Spirito è, in primo luogo, lavorare per rendere l’umanità più umana, per partecipare a tutti gli sforzi e imprese di umanizzazione contro ogni forza brutale che ci riduce all’animalità. È riconoscere che gli esseri umani non vivono solo di pane, ma di condivisione di questo pane, di parola, di incontro, di solidarietà. Per questo non c’è evangelizzazione senza servizio al mondo. È ciò che Gesù ha fatto nel suo tempo: guarire i malati, integrare gli esclusi, rendere a ciascuno la propria dignità, richiamare alla giustizia, alla dolcezza, al perdono, alla pace.
Nel movimento dell’umanizzazione desiderare secondo il cuore di Dio è, alla sequela di Gesù e in nome suo, riconoscere e chiamare a riconoscere la fraternità fondamentale che ci lega. Noi siamo tutti e tutte fratelli e sorelle in Gesù Cristo, chiamati a vivere un’alleanza senza dominio, senza mezzi di potere, nella gioia serena e disarmata dell’incontro e della condivisione.
Desiderare secondo il cuore di Dio significa infine invitare a riconosce che la fraternità che ci lega trova la sua sorgente in Dio Padre, in un Dio che possiamo pregare, al quale ci possiamo rivolgere in tutta confidenza e senza paura dicendo, con le parole stesse di Gesù, «Padre nostro».
Che cos’è essere cristiani, infatti, se non promuovere tutto ciò che è umano in noi, vivendo in alleanza fraterna tra noi e filiale verso Dio? È annunciare che quel legame fraterno e filiale che ci è donato per grazia, non soltanto ci fa vivere ora, ma sarà più forte della morte. Così siamo condotti dal Vangelo alle più alte aspirazioni e speranze.
(tratto da A. FOSSION, Ricominciare a credere. 20 itinerari di Vangelo, EDB, Bologna 2004, 21-24)
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