31ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù,
tu ci hai amati con tutto il cuore
ma il nostro cuore è lontano da te:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore,
tu ci hai amati con tutta la tua anima
ma la nostra anima non cerca te:
abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù,
tu ci hai amato con tutte le tue forze
ma noi non crediamo al tuo amore:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Dio, tu sei l’unico Signore e non c’è altro dio all’infuori di te; donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Dt 6,2-6
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 17 (18)
Rit. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Rit.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Rit.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.
Rit. Ti amo, Signore, mia forza.
Seconda Lettura Eb 7,23-28
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia
VANGELO Mc 12,28b-34
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Amerai
il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore.
Amerai il tuo prossimo
come te stesso
La nostra preghiera di oggi
Prete: preghiamo con fiducia il Padre che Gesù ci invita ad amare con tutte le forze:
Rendici saldi nel tuo amore.
- Signore, tu ci hai amati per primo nonostante il nostro peccato, ora chiedi a noi di metterci in ascolto per riconoscere questo tuo amore;
– rendici capaci di essere accanto ai fratelli come tu lo sei con noi. - Gesù, ci chiede di amare te e il prossimo con tutta l’anima e con tutte le forze. Fedeli a questa parola rendici capaci di opporci alla logica della violenza e della guerra,
– e costruire la strada del dialogo, della giustizia e della pace. - Gesù ha affermato che la vicinanza al Regno di Dio non dipende dai riti e dalle preghiere, ma dall’amore che viviamo con i fratelli:
– fa’ che le nostre liturgie siano espressione viva di un amore concreto e quotidiano. - Tuo Figlio è il sommo sacerdote che ha dato la vita per noi. Sostieni il nostro vescovo Gherardo con il tuo Spirito:
– il suo servizio di pastore nella Chiesa sia sempre più ad immagine di Gesù. - Signore, Mosè tramandò al popolo la tua parola e chiese di insegnarla ai figli delle generazioni future: sostieni le famiglie nel loro compito educativo, i catechisti, gli insegnanti della scuola;
– fa’ che tutti collaborino alla crescita dell’uomo nell’amore di Dio. - Gesù è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno: concedi (a …. e) ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che non sono più tra noi di condividere la sua vittoria sulla morte e di essere sempre con te,
– perché il tuo amore vale più della vita.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per il tuo Figlio, sommo sacerdote eterno. Tu non volevi offerte né sacrifici, e allora egli ha detto: «ecco, io vengo per fare la tua volontà»; e ci ha amati fino a dare la sua vita per noi. Egli è Dio e vive… Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai con tutto il cuore. (Mc 12,29-30)
Comunione
Supplica per la pace
Dio dei nostri padri, grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita, Padre di tutti,
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni etnia
e di ogni stirpe in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
la supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e dell’odio,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa.
Concedi al nostro tempo giorni di pace,
per Cristo nostro Signore. Amen
(Giovanni Paolo II)
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: il grande comandamento (Deuteronomio 11; Neemia 5; Matteo 22,34-40); l’amore è la piena osservanza della legge (Romani 13,8-10; 1Corinzi 13).
Le letture di Domenica prossima, XXXII del tempo ordinario – anno B
1Re 17,10-16; Salmo 145; Ebrei 9,24-28; Marco 12,38-44.
Non c’è comandamento più importante di questi
La domanda dello scriba è relativa al “primo” dei precetti ed è meno oziosa di quanto oggi noi possiamo pensare; i maestri ebrei, infatti, contavano nella Scrittura ben 613 precetti ed era ovvio come poteva sorgere un tale problema: quale di essi è il più importante? Nella domanda dello scriba c’è forse qualcosa di più: una sfida lanciata a Gesù, ma anche la voglia di capire che cosa davvero sia necessario fare per salvarsi. Si tratta di osservare una determinata morale? O è necessario qualcos’altro?
La risposta di Gesù è pienamente in linea con l’Antico Testamento: come primo dei comandamenti egli pone subito lo Shemà, il testo cioè di Dt 6,4‑5 che abbiamo appena ascoltato e che già allora ogni ebreo aveva in bocca ogni giorno. A questo testo Gesù lega un passo del libro del Levitico (Lev 19,18): «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Questi due precetti divengono per lui un solo comandamento, il più grande. La novità di Gesù non sta nell’aver chiesto l’amore per Dio o quello per il prossimo, cose che già la Scrittura chiede. Sta piuttosto nell’aver legato queste due esigenze in maniera così grande che, d’ora in poi, non è più possibile scinderle. L’amore per Dio passa attraverso l’amore per il prossimo, per ogni uomo (nel libro del Levitico il “prossimo” era per lo più il connazionale, ma anche il forestiero, Lev 19,33‑34); l’amore per l’uomo passa attraverso l’amore per Dio. È questa una lezione sempre importante e attuale per la chiesa, ancora oggi non di rado tentata di voler amare Dio, dimenticando il prossimo. Ognuno di noi potrà riflettere su come nella chiesa questo possa ancora accadere e in che modo, di fatto, accada.
Marco ha tuttavia ancora qualcosa da dire: diversamente da Luca e da Matteo, egli sottolinea la risposta positiva dello scriba, il quale, commentando le parole di Gesù, ricorda le parole dei profeti: amare Dio e il prossimo vale più di ogni sacrificio (cf. ad esempio Os 6,6 e 1Sam 15,22). Lo scriba ha dunque compreso che il vero culto gradito a Dio non passa attraverso un vuoto formalismo religioso, ma attraverso un amore concreto per Dio e per l’uomo. Non dimentichiamo, a questo riguardo, come negli ultimi anni la chiesa abbia insistito su una doppia fedeltà: fedeli a Dio e fedeli all’uomo; una realtà non va senza l’altra, anche se ogni tanto ce ne scordiamo. Neppure si dimentichi, però, come Marco continui a parlare di due comandamenti: l’amore per il prossimo, infatti, nasce dall’amore per Dio. Bisogna così evitare la facile equazione “amore per Dio = amore per il prossimo”; in primo luogo viene l’amore di Dio, cioè quello che Dio ha per noi e che ci permette, a nostra volta, di amarlo: da questo amore di Dio e per Dio nasce quello per il prossimo (cf. 1Gv 4,7‑10).
La risposta di Gesù è a prima vista un poco strana: «Non sei lontano dal regno di Dio». Gesù è colpito dalla capacità dello scriba di leggere e comprendere le Scritture; evidentemente ne riconosce la sincerità. Che cosa manca allora allo scriba per essere “vicino” al regno? Il regno di Dio non è una “cosa”, una realtà astratta; è la persona stessa di Gesù: se lo scriba si decide a seguirlo (come il cieco di cui abbiamo letto la scorsa domenica), allora potrà davvero entrare nel regno. In questa “vicinanza” del regno di Dio nella persona di Gesù consiste forse la vera novità del nostro testo: amare Dio e il prossimo non è più soltanto un principio morale, sia pure elevato (ma molti direbbero piuttosto: impossibile!). Amare Dio e il prossimo non è più soltanto un comandamento; è la vita stessa del cristiano, che il Signore, con la sua presenza, rende possibile a chiunque voglia seguirlo.
Luca Mazzinghi
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