2ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Canto
Atto penitenziale
Signore, tu sei venuto per cercare e salvare ciò che era perduto. Senza di te noi siamo come pecore smarrite: vieni a cercarci. Abbi pietà di noi.
Signore, Pietà!
Cristo, tu sei venuto non per chiamare i giusti ma i peccatori. Senza di te noi siamo schiacciati dalle colpe: vieni a perdonarci. Abbi pietà di noi.
Cristo, Pietà!
Signore, tu sei venuto per dare la vita in riscatto per molti. Senza di te non troviamo liberazione: vieni a salvarci. Abbi pietà di noi.
Signore, Pietà!
Gloria
Colletta
O Padre, che conforti i poveri e i sofferenti e tendi l’orecchio ai giusti che ti invocano, assisti la tua Chiesa che annuncia il Vangelo della croce, perché creda con il cuore e confessi con le opere che Gesù è il Messia. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 50,5-9a
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso. È vicino chi mi rende giustizia; chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 114 (116)
Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Rit.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Rit.
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Rit.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Seconda Lettura Gc 2,14-18
Dalla lettera di Giacomo Apostolo
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gal 6,14
Alleluia, alleluia.
Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 8,27-35
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
voi,
chi dite
che io sia?
La nostra preghiera di oggi
Prete: Il Padre dei cieli accolga le nostre preghiere, per la vita che Cristo ha dato per noi diciamo:
- Hai chiesto di non giudicare e di non condannare:
– fa’ che ci riconosciamo bisognosi della tua misericordia. - Hai domandato ai tuoi discepoli «voi chi dite che io sia?»:
– fa’ che la nostra risposta si concretizzi in gesti sinceri d’amore. - Hai chiesto ai tuoi discepoli di prendere la propria croce e di seguirti:
– aiutaci a vivere l’obbedienza della fede e compiere la volontà del Padre tuo. - Hai chiesto di amare con le opere e non a parole:
– aiutaci a vivere in condivisione con il disoccupato, con lo straniero, con chi è solo e con tutti coloro che abbiamo emarginato. - Hai chiesto ai tuoi discepoli di seguirti nel cammino verso la croce e la resurrezione:
– fa’ che la nostra comunità possa seguirti sulla via dell’amore e dell’unità per diventare segno di speranza. - Hai fatto dei bambini il modello di accoglienza del tuo regno:
– rendici attenti e partecipi alla vita dei nostri bambini e ragazzi all’inizio del nuovo anno scolastico. - Hai detto chi perderà la propria vita per causa del vangelo la salverà: accogli (…. e) tutti i nostri fratelli defunti
– rendi sempre viva in noi la speranza della tua salvezza.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per la croce del tuo figlio: su di essa è inchiodato colui che dà la vita, privando la morte del suo potere; per questo noi vivremo un giorno, risorti, una vita senza fine. Egli vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
«Voi, chi dite che io sia?». Disse Pietro a Gesù: «Tu sei il Cristo». (Cf. Mc 8,29)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La testimonianza di Stefano (Atti 6-7)
Le letture di Domenica prossima, XXV del tempo ordinario – anno B
Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53 ; Lettera di Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37
La sequela e la croce
L’appello alla sequela è qui in relazione con l’annuncio con la passione di Gesù. Gesù Cristo deve soffrire ed essere riprovato. È l’ineluttabilità della promessa di Dio affinché si compiano le Scritture. Soffrire ed essere riprovato non sono la stessa cosa. Gesù, nella sofferenza, poteva ancora essere il Cristo osannato. Sulla sofferenza potevano ancora poggiarsi la compassione e l’ammirazione del mondo. La sofferenza, in quanto tragica, poteva ancora recare in sé un valore, un onore e una dignità specifici. Ma Gesù è il Cristo riprovato nel soffrire. L’essere riprovato toglie ogni dignità e onore al soffrire. Deve essere un soffrire infame. Soffrire e essere riprovato sono le espressioni che riassumono la croce di Gesù. La morte in croce significa soffrire e morire da riprovato, da esiliato. Gesù deve soffrire ed essere riprovato in forza di una necessità divina. Ogni tentativo di negare questa necessità è satanico. Anche quando, o proprio perché, esso arriva dalla cerchia dei discepoli; infatti, questo tentativo vuole che Cristo non sia Cristo. Il fatto che sia Pietro, la pietra della Chiesa, colui che qui si rende colpevole immediatamente dopo la sua confessione a Cristo e la sua elezione da parte di Gesù, indica che la Chiesa, fin dagli inizi, si scandalizza del Cristo sofferente. Non vuole un simile Signore e, in quanto Chiesa di Cristo, non vuole farsi imporre la legge del soffrire dal suo Signore. La protesta di Pietro rappresenta la sua non-volontà di piegarsi alla sofferenza. Con ciò Satana è introdotto nella Chiesa. Egli la vuole strappare alla croce del suo Signore.
Così, a Gesù si presenta la necessità di riferire ai suoi discepoli, in modo chiaro ed inequivocabile, l’ineluttabilità della sofferenza. Come Cristo è Cristo solo in quanto sofferente e riprovato, così il discepolo è il discepolo solo in quanto sofferente e riprovato, in quanto crocifisso con lui. La sequela come vincolo alla persona di Gesù Cristo pone i seguaci sotto la legge di Cristo, vale a dire sotto la croce.
La croce non è una pena e un avverso destino ma è la sofferenza che ci viene soltanto dal vincolo a Gesù Cristo. La croce non è una sofferenza casuale, ma necessaria. La croce non è la sofferenza legata all’esistenza naturale, ma quella legata all’essere cristiani. Soprattutto, la croce, nella sua essenza, non è solo soffrire, ma soffrire ed essere riprovati ed anche qui, a rigore, essere riprovati per amore di Gesù Cristo e non di un qualunque altro comportamento o conoscenza. Una cristianità che non prendesse più sul serio la sequela, che avesse fatto del vangelo solo la consolazione a buon mercato della fede, e per la quale non ci fosse più distinzione tra l’esistenza naturale e quella cristiana, interpreterebbe la croce come la pena quotidiana, come la miseria e l’angoscia della nostra vita naturale. Ci si sarebbe qui dimenticati che la croce significa sempre, al contempo, essere riprovati, che alla croce appartiene l’onta del soffrire. Essere esiliati nel dolore, disprezzati e abbandonati dagli uomini, com’è nel lamento infinito del salmista; questa è la caratteristica essenziale della sofferenza della croce che una cristianità, che non sa distinguere tra esistenza civile e esistenza cristiana, non è più in grado di comprendere. La croce è com-patire insieme con Cristo, è la sofferenza di Cristo. Solo il vincolo a Cristo, che ha luogo nella sequela, sta seriamente sotto la croce.
Essa viene inflitta ad ogni cristiano. La prima sofferenza di Cristo di cui ognuno deve fare esperienza, è l’appello che ci chiama fuori dai vincoli di questo mondo. È il morire dell’uomo vecchio nell’incontro con Gesù Cristo. Chi entra nella sequela si concede alla morte di Gesù, pone la sua vita nel morire, ed è così fin dall’inizio; la croce non è la fine terribile di una vita pia e felice, ma sta al principio della comunione con Gesù Cristo. Come Cristo portò i nostri pesi, anche noi dobbiamo portare i pesi dei fratelli, la legge di Cristo che deve essere adempiuta è il portare la croce. Il peso del fratello, che ho da portare, non è solo il suo destino esteriore, il suo atteggiamento e la sua inclinazione, ma è, in senso stretto, il suo peccato. E io non posso portarlo diversamente se non perdonandolo, in forza della croce di Cristo, di cui sono divenuto partecipe. Così, la chiamata di Gesù a portare la croce pone ogni seguace nella comunione del perdono dei peccati. Il perdono dei peccati è l’opportuna passione di Cristo del discepolo. Esso è imposto a tutti i cristiani.
Come può però il discepolo sapere qual è la sua croce? La riceverà se entra nella sequela del Signore sofferente, riconoscerà la sua croce nella comunione con Gesù.
Dietrich Bonhoeffer
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