16ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Canto
Atto penitenziale
Se nel nostro compito di pastori, di genitori, di educatori, abbiamo strumentalizzato o abusato, se abbiamo tradito la Parola di Dio:
Signore, pietà.
Signore, pietà!
Se invece di abbattere muri non facciamo che innalzarli, costruirli, per quanto ognuno di noi è responsabile di divisioni e di contrapposizioni:
Cristo, pietà.
Cristo, pietà!
Se non ci siamo mai ritirati in disparte a riflettere, a pregare, a meditare, ad ascoltare la voce dell’unico pastore, per noi e per tutta la chiesa: Signore, pietà.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Padre, che nella parola e nel pane di vita offri alla tua Chiesa la confortante presenza del Signore risorto, donaci di riconoscere in lui il vero re e pastore, che rivela agli uomini la tua compassione e reca il dono della riconciliazione e della pace. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Ger 23,1-6
Dal libro del profeta Geremia
Dice il Signore:
«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore.
Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni– oracolo del Signore –
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele vivrà tranquillo,
e lo chiameranno con questo nome:
Signore-nostra-giustizia».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 22 (23)
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Rit.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Rit.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Rit.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Seconda Lettura Ef 2,13-18
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 10,27
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 6,30-34
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Ebbe compassione,
perché erano
come pecore che
non hanno pastore
La nostra preghiera di oggi
Prete: Preghiamo il Signore, perché si manifesti come pastore che provvede a tutti, e come tale sia riconosciuto; diciamo:
Signore, vieni in nostro aiuto!
- Servo del Signore, hai avuto compassione per noi e hai servito i tuoi discepoli fino alla fine: fa’ che il papa, i vescovi e i preti, chiamati a presiedere nella tua chiesa siano sempre servi della comunione.
- Salvatore degli uomini, dona anche oggi, a chi non vede futuro e a chi ha paura di lottare, la speranza del tuo amore; sostieni chi serve con fedeltà, chi soffre per il tuo nome, chi è tribolato nel corpo e nello spirito.
- Cristo nostra pace, tu che ti sei fatto vicino ad ogni uomo, sostieni gli operai della GKN di Campi Bisenzio e tutti coloro che vedono messo a rischio il loro posto di lavoro: fa’ che quanti hanno responsabilità nella vita economica e politica, ricordando queste parole di Papa Francesco: “non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro” (Fratelli tutti, 162), operino sempre scelte per il bene comune.
- Signore che hai detto «venite… riposatevi un po’», facci vivere momenti di silenzio, di riposo e di crescita interiore dello spirito, perché possiamo vivere di quell’amore che non si stanca mai.
- Signore che sei stato nostro pastore da quando esistiamo fino ad oggi e che ci hai sempre liberato da ogni male, accogli accanto a te (…. e) i nostri fratelli defunti e confermaci forti e saldi nel tuo amore.
Prete: Ti rendiamo grazie, Padre: dopo aver gustato accanto al tuo Figlio un momento di riposo, possiamo ripartire con entusiasmo rinnovato verso i fratelli che hanno bisogno del suo vangelo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Gesù ebbe compassione di loro, perché erano come pecore senza pastore. (Cf. Mc 6,34)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Gesù e le folle (Mc 1,33-45; Eb 5,1-10); i predicatori del vangelo (1Cor 3-4.9).
Letture di domenica prossima, XVII del Tempo ordinario anno B:
Secondo libro dei Re 4,42-44; Salmo 145; Lettera agli Efesini 4,1-6; Giovanni 6,1-15.
Si commosse per loro
Il brano di Marco, nel contesto della liturgia di oggi, ha il suo centro sul v. 34: «Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore». In Gesù si riflette perciò l’immagine di quel pastore ideale annunziato da Geremia e che, secondo il Sal 22, è Dio stesso. Nel brano di Marco è importante notare come le caratteristiche “pastorali” di Gesù debbano essere attribuite anche ai discepoli, che egli sta educando. La prima caratteristica del pastore è in apparenza piuttosto banale: «Non avevano neppure il tempo di mangiare». Anche quando cercano la solitudine Gesù e i dodici sono di nuovo raggiunti dalla folla («molti li videro partire, e capirono…»). Chi svolge un servizio pastorale nella comunità cristiana ha più volte fatto l’esperienza di sentirsi “divorato” dalla presenza delle persone che lo cercano, che hanno bisogno di lui o di lei. E il “pastore” dovrà rendersi conto che alla fine non potrà comunque sottrarsi a questa ricerca; altrimenti dovrà smettere di fare il pastore. Ci sarà il tempo della solitudine e del riposo, ma ci sarà sempre la necessità di spendersi per gli altri.
In questa prospettiva, l’invito di Gesù a venire un po’ in disparte e a riposarsi sembra quasi contraddittorio: se il “pastore” deve comunque lasciarsi toccare dai bisogni degli altri, perché ora è invitato a ritirarsi? Non sembra credibile che Gesù pensasse solo a un riposo fisico, anche se, evidentemente, i dodici non ne potevano più. La domenica passata abbiamo visto come, in Mc 3,14, il primo dei motivi per i quali Gesù costituisce i dodici è «perché stessero con lui». Ci troviamo perciò di fronte alla seconda caratteristica del “pastore”: la sua disponibilità all’ascolto della parola del Signore, allo stare in disparte con lui. Come del resto fa Gesù stesso, che prima di ogni momento importante si ritira da solo in dialogo con il Padre. Il pensiero corre a quei preti ormai affogati nella “sindrome dell’agenda”, pieni di impegni e attività che non lasciano loro il tempo né per un momento di vera amicizia né, cosa più importante, per un tempo prolungato di ascolto della Parola.
C’è però una terza caratteristica del “pastore” che emerge dal brano di Marco: di fronte al nuovo arrivo della folla, dopo il primo tentativo di ritirarsi, Marco nota, come già abbiamo visto, che “Gesù si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore”. Quel pastore tutto speciale che è Gesù non si limita a guidare il gregge in mezzo ai pericoli, come il Signore del Sal 22 o come il discendente di David annunziato da Geremia. In realtà una figura di pastore totalmente identificato con il suo gregge non è ignota alle descrizioni di Dio presenti nell’Antico Testamento; si pensi ad esempio ad Is 40,11. Gesù incarna nella sua persona la realtà di questa misericordia divina; egli s’identifica con il gregge, fino a sentirne compassione, elemento, quest’ultimo, descritto dal greco di Marco con un linguaggio quasi materno.
La connessione tra il comportamento di Gesù e la presenza dei discepoli rende evidente, nel testo di Marco, il fatto che le caratteristiche del pastore‑Gesù debbano divenire anche quelle dei pastori‑discepoli. Ciò vale anche per quest’ultimo punto: i pastori della comunità cristiana non saranno tali finché non diverranno capaci di identificarsi con il loro stesso gregge.
Tutto bello, fino a questo punto: ma non si tratta di una predica un po’ clericale, rivolta a se stessi da parte di quei pastori che la stanno pronunziando? E l’immagine del gregge non appare un po’ troppo fuori moda, per parlare dei laici? Non dimentichiamo, prima di tutto, come ciò che qui è stato detto dei “pastori” potrebbe essere applicato a chiunque ha un compito “pastorale” nella comunità cristiana. Ma non dimentichiamo, infine, che nell’unico corpo che è la chiesa (Ef 2,14‑16) ai preti fa bene riconoscere, di fronte alle comunità alle quali appartengono, i loro limiti e la via che, invece, dovrebbero seguire.
Luca Mazzinghi
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