13ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Se non abbiamo avuto fiducia nell’amore di Dio, per noi e per la chiesa: Signore pietà.
Signore, pietà!
Se non siamo stati capaci di generosità e di condivisione, per noi e per la chiesa: Cristo, pietà.
Cristo, pietà!
Se ci siamo scoraggiati e non siamo stati capaci di guardare il positivo, di rinnovare in noi la speranza, per noi e per la chiesa: Signore, pietà.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Padre, che nel tuo Figlio povero e crocifisso ci fai ricchi del dono della tua stessa vita, rinvigorisci la nostra fede, perché nell’incontro con lui sperimentiamo ogni giorno la sua vivificante potenza. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sap 1,13-15;2,23-24
Dal libro della Sapienza
Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 29 (30)
Rit. Ti esalterò, Signore,
perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici
di gioire su di me.
Signore,
hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere
perché non scendessi nella fossa.
Rit.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Rit.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio,
ti renderò grazie per sempre.
Rit.
Seconda Lettura 2Cor 8,7.9.13-15
Dalla seconda lettera di Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cf 2Tm 1,10
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 5,21-43
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Fanciulla,
io ti dico: àlzati!
La nostra preghiera di oggi
Prete: Il nostro Dio è il Dio dei vivi e non dei morti, egli non si compiace della morte. Preghiamolo perché doni a tutti gli uomini la vita senza fine.
• Tu che hai condiviso la vita degli uomini,
– rendici solidali con tutti i poveri del mondo.
• Tu che hai dato la vita per la salvezza dell’umanità,
– donaci la volontà e il coraggio di spendere la nostra al servizio di tutti.
• Tu che hai superato la logica dell’impurità e rifiutato ogni discriminazione,
– rendici liberi da ogni atteggiamento di odio, di rifiuto e di emarginazione.
• Tu che hai guarito i malati e dato una speranza ai sofferenti,
– donaci la capacità di condividere e suscita profeti di speranza là dove le guerre continuano ancora a devastare l’umanità.
• Tu che susciti la speranza in chi vive l’esperienza della sofferenza e della morte, accogli accanto a te (…. e) i nostri fratelli defunti
– e rinnova in noi la forza della resurrezione.
• Tu che ti sei fatto povero per arricchirci della tua grazia, sostieni il nostro nuovo vescovo Gherardo
– possiamo camminare insieme nel riconoscerci fratelli e sorelle ed essere testimoni credibili della gioia del tuo amore.
Prete: Ti rendiamo grazie, Dio dei viventi: tu ci hai creati non per la morte, ma per la vita; il tuo figlio ci rialza e ci offre il pane della vita eterna. Egli è Dio e vive e regna con te…. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
«Io ti dico, alzati!», disse il Signore. Subito la fanciulla si alzò, e camminava. (Mc 5, 41-42).
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La fede che dona la vita eterna (Marco 10,17-31; Giovanni 3,14-36 e 12,37-50; Ebrei 11).
Le letture di Domenica prossima, XIV domenica del tempo ordinario – anno B
Ezechiele 2,2-5; Salmo 122; 2Corinti 12,7-10; Marco 6,1-6
Dalla paura alla fede; dalla morte alla vita
Due donne guarite, ovvero due miracoli in uno. Il testo di Mc 5,21-43, ci pone di fronte, come spesso accade nei Vangeli, a due diverse situazioni di sofferenza. Davanti allo scandalo della malattia e della morte l’uomo si spaventa ed è tentato di lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, oppure dal cinismo e dalla ricerca disperata di un inutile godimento, o magari è tentato di rifugiarsi nella convinzione che tutto il male del mondo sia attribuibile a potenze demoniache ostili all’uomo.
La singolarità del racconto che abbiamo ascoltato balza subito agli occhi: Marco combina i due miracoli, la guarigione della donna che soffriva perdite di sangue e la resurrezione della figlia di Giairo, unendoli con una tecnica a incastro; in questo modo i due testi vanno letti in stretto rapporto tra loro: in entrambi i casi vengono poste in rilievo due realtà, il cammino di fede dei personaggi e la potenza salvifica del Signore. In entrambi i casi, poi, i destinatari del miracolo sono due donne, una che soffre da “dodici anni”, l’altra di appena dodici anni di età; l’insistenza sul numero dodici è un segno del fatto che Marco vuole farci scoprire il senso profondo di questi due episodi. Il numero dodici rimanda evidentemente alle tribù d’Israele; nella salvezza offerta alle due donne è tutto Israele che viene idealmente salvato.
Il racconto centrale è relativo alla guarigione di una donna che soffriva di perdite di sangue; ora, nella legislazione d’Israele, tutto ciò che è connesso con il sangue mestruale è considerato impuro; le norme di Lev 15,19-30 sono categoriche e senz’altro molto dure; la Legge mosaica esclude la donna afflitta da problemi ginecologici – ma anche dalle normali mestruazioni! – da ogni contatto fisico per tutto il periodo della sua impurità. La malattia di quella donna è perciò più grave di quanto sembri; è una malattia, che come osserva Marco, nessun medico è capace di curare; è qualcosa che mette la donna in una situazione invivibile, escludendola da ogni rapporto umano. Il suo stesso gesto (toccare il mantello di Gesù) è passibile di gravi pene; da qui la paura della donna, che, vistasi scoperta, confessa tremante il suo presunto errore; da qui, anche, il suo coraggio e la sua fede.
Marco insiste nel notare come Gesù si sia accorto della “potenza uscita da lui”; questo particolare serve a mettere in luce, attraverso il dialogo tra Gesù e la donna, la fede di quest’ultima, che il Signore stesso riconosce. Gesù vuole far comprendere alla donna come ciò che è avvenuto non è qualcosa di magico, ma la conseguenza di un incontro personale con lui; egli, non a caso, la chiama “figlia”, annullando così ogni distanza; è questa la fede che salva. Insieme alla guarigione fisica, Gesù restituisce alla donna la sua dignità; proprio trasgredendo la Legge di Mosè che le proibiva ogni contatto fisico, la donna ha scoperto il Salvatore.
Ma il cammino di fede che Marco ci mostra in questi testi deve proseguire; alla fede della donna si contrappone lo scherno di coloro che ritengono incredibile l’atteggiamento di Gesù di fronte alla figlia di Giairo. Uno dei motivi per i quali Marco ha interrotto la richiesta di aiuto di Giairo con il racconto della guarigione della donna è il creare quel ritardo che permette di passare da una situazione molto difficile (“la mia figlioletta è agli estremi”) a una disperata (“la bambina è morta; perché disturbi ancora il Maestro?”). Gesù invita il padre a una fede che va al di là della morte stessa: “non temere, continua solo ad avere fede!”. Di fronte a Gesù, come Marco continua a suggerirci, occorre prendere posizione.
Se per la donna la salvezza è nata dal toccare Gesù, per la figlia di Giairo nasce, invece, dall’essere toccati da lui. L’importanza che l’episodio della resurrezione della figlia di Giairo ha all’interno della narrazione di Marco è accresciuta dall’uso delle parole aramaiche poste in bocca a Gesù: talità kum, fanciulla, alzati! come Marco fa anche altrove nel suo Vangelo, si tratta di ricreare la fede degli ascoltatori nella realtà delle azioni compiute dal Signore. Nel nostro caso, si tratta di comprendere e di credere come, di fronte alla morte, Gesù si rivela come il Signore della vita.
La risposta agli interrogativi posti dal libro della Sapienza, in particolare in relazione alla morte, non si trova in una teoria, ma in una persona: Gesù; a questo punto è possibile cogliere il senso profondo delle sue parole: «La bambina non è morta, ma dorme!».
Luca Mazzinghi

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