20ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
Canto
Atto penitenziale
Per tutte le volte che ci siamo disinteressati al bene comune, per le volte che il diritto e la giustizia vengono piegati ad interessi personali, Signore pieta!
Signore, pieta!
Per i nostri atteggiamenti di rifiuto dello straniero, per le nostre divisioni, per le volte che riteniamo di avere Dio dalla nostra parte, invece di farci dalla parte di Dio, Cristo pieta!
Cristo, pieta!
Per il nostro modo stanco di vivere la fede, per tutte le volte che non viviamo l’entusiamo e la gioia o la lotta e la fedeltà nel rapporto con Te, Signore pietà!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Padre, che nell’obbedienza del tuo Figlio hai abbattuto l’inimicizia tra le creature e degli uomini hai fatto un popolo solo, rivestici degli stessi sentimenti di Cristo, affinché diventiamo eco delle sue parole e riflesso della sua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 56,1.6-7
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 66 (67)
Rit. Popoli tutti, lodate il Signore.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.
Rit.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
Rit.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.
Rit. Popoli tutti, lodate il Signore.
Seconda Lettura Rm 11,13-15.29-32
Dalla lettera di Paolo apostolo ai romani
Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cfr Mt 4,23
Alleluia, alleluia.
Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mt 15,21-28
Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo!
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Donna,
grande
è la tua fede
La nostra preghiera di oggi
Prete: Il Signore Gesù ha accolto l’umile implorazione della Cananea e ascolta i nostri desideri e le nostre preghiere. Ci affidiamo a lui dicendo: Donaci la tua salvezza, Signore!
- Per la chiesa: si ricordi di essere casa di tutti, apra le sue porte specialmente ai poveri, ai piccoli, a coloro che sono abituati a trovare chiuse tutte le porte.
- Per i missionari: siano pieni di rispetto verso la cultura e le tradizioni dei popoli. La predicazione del Vangelo sia messaggio di liberazione e di pace per tutti i popoli.
- Per gli immigrati: perché siano sostenuti dalla solidarietà umana contro qualsiasi discriminazione e criminalizzazione.
- Ti preghiamo per tutti i credenti in te, per il popolo di Israele e per le genti dell’Islam: confermali quali testimoni della tua unicità e rendili strumenti della tua pace..
- Per (… e per) tutti i nostri fratelli defunti: dona il tuo regno eterno a quelli che han messo in te la loro fiducia e a quelli che sono morti senza conoscerti.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per il tuo figlio Gesù Cristo; egli ci ha preparato dei beni, che l’occhio non può vedere; grazie a lui, tutti coloro che ti amano godono dell’abbondanza della tua casa. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Dice Gesù: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». (Mt 15,28)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: la salvezza dei pagani attraverso la fede (Romani 9-11).
Letture di domenica prossima, XXI del tempo ordinario A
Isaia 22,19-23; salmo 137; lettera ai Romani 11,33-36; Matteo 16,13-20
Riflessioni sulle letture
L’integrazione dei pagani nel popolo di Dio: questo il tema che unifica il brano di Isaia e il passo evangelico. In particolare, sia la prima lettura che il vangelo attestano la capacità di fede dell’altro, del non appartenente al popolo santo. Isaia parla di stranieri che «hanno aderito al Signore per servirlo e amarlo» osservando il sabato e restando saldi nella sua alleanza; nel vangelo Gesù testimonia la grande fede della donna cananea che vince le sue resistenze a esaudirne la richiesta.
Nell’incontro tra l’ebreo Gesù e la donna cananea, rivive per un momento l’antica inimicizia tra il popolo d’Israele e le popolazioni di Canaan, le genti idolatriche che abitavano la terra dove Israele si installò. L’identità rigorosamente giudaica di Gesù, il suo forte senso di appartenenza al popolo eletto, costituisce un ostacolo all’incontro con la donna la quale si scontra con il silenzio di Gesù (cfr. Mt 15,23), con la risposta secca rivolta ai discepoli che si fanno intercessori interessati per la donna («Non sono stato inviato che alle pecore disperse della casa di Israele»: Mt 15,24), con la dura risposta rivolta a lei personalmente (cfr. Mt 15,26). E tuttavia Gesù è capace di vivere la sua identità non in modo chiuso ed escludente. La sua «fierezza ebraica» lo porta a incontrare lo straniero a partire da un’identità salda, ma anche aperta, non immutabile, non ingessata in nazionalismi o sciovinismi. E così Gesù insegna a non fare dell’identità un idolo.
Costitutivo dell’identità di Gesù è l’ascolto della sofferenza dell’altro. Gesù si lascia interpellare e cambiare dalla sofferenza che muove la donna: la sua figlia è gravemente malata. Analogamente, Gesù accoglie il centurione pagano che va a lui portando la sofferenza del suo servo (Mt 8,6: «Il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente»): l’universale esperienza della sofferenza è rinvio a quella fragilità dell’umano che Gesù ascolta e che lo conduce a farsi prossimo all’altro, anche se straniero. Ed è elemento costituivo di ogni identità che voglia essere umana, prima che confessionale o nazionale.
Vi è un territorio abitato da ogni uomo, la sofferenza, che travalica ogni patria e ogni confine e ci rende tutti «connazionali»: il mio essere abitante nel territorio della sofferenza (territorio che normalmente isola e separa) diviene occasione di relazione e di giustizia di fronte allo straniero e alla sua sofferenza.
I motivi che rendono così restio Gesù ad accedere alla richiesta della donna sono di ordine teologico: la storia della salvezza implica che egli compia la sua missione presso Israele, non i pagani. Ma l’ascolto della sofferenza dell’altro corregge questa corretta ma astratta visione teologica della storia di salvezza in una più concreta e umana prassi di salvezza delle storie. E anzitutto delle storie personali e famigliari, sempre precarie e sempre traversate da drammi e sofferenze. Inserendosi nella visione della storia di salvezza avanzata da Gesù (i figli d’Israele distinti dai «cani», i non ebrei), la donna introduce la metafora spaziale della casa e della tavola in cui «i cani domestici» hanno accesso insieme ai figli e si sfamano delle briciole dei figli, legittimi commensali. I cani e i figli, i non-giudei e i giudei hanno un’unica casa e un’unica tavola. L’osservazione geniale della donna converte e dà pienezza alla visione di Gesù: nell’unica casa e attorno a un’unica tavola vi è possibilità di una contemporaneità di pasto tra figli d’Israele e stranieri, contemporaneità in cui il primato di Israele (i figli) è riconosciuto e ridimensionato al tempo stesso.
Gesù riconosce la fede dell’altro e vi fa fiducia: «Grande è la tua fede, ti avvenga come tu vuoi» {Mt 15,28). E fiducia è l’aspetto umano della fede. Creare un clima di fiducia nella chiesa è essenziale perché le persone possano vincere la paura e vivere la fede davvero in una casa comune in cui nessuno è più straniero e ospite, ma tutti sono familiari di Dio (cfr. Ef 2,19). Del resto, nella comunità cristiana «non c’è più né giudeo né greco […] ma tutti sono uno in Gesù Cristo» (cfr. Gal 3,28).
Lisa Cremaschi
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