11ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
Canto
Atto penitenziale
Signore, che ci hai costituito come popolo di sacerdoti e nazione santa, perdonaci per le nostre infedeltà, le nostre stanchezze. Abbi pietà di noi!
Signore, pietà!
Cristo, morto per noi mentre eravamo ancora peccatori, donaci la tua riconciliazione, poiché non amiamo i nostri nemici e ci dimentichiamo troppo spesso il perdono. Abbi pietà di noi!
Cristo, pietà!
Signore, che hai compassione delle folle stanche, sfinite e senza pastore, perdonaci per la nostra indifferenza verso i disagi e le sofferenze altrui. Abbi pietà di noi!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
O Padre, che hai fatto di noi un regno di sacerdoti e una nazione santa, donaci di ascoltare la tua voce e di custodire la tua alleanza, per annunciare con le parole e con la vita che il tuo regno è vicino. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Es19,2-6a
Dal libro dell’Esodo
In quei giorni, gli Israeliti, levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.
Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 99 (100)
Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Rit.
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Rit.
Buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.
Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Seconda Lettura Rm 5,6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Mc 1,15
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino:
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mt 9,36–10,8
Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Pregate il Signore
perché mandi
operai
nella sua messe
La nostra preghiera di oggi
Prete: Di fronte agli impegni che il Signore ci affida, noi riconosciamo la nostra incapacità: per questo insieme lo preghiamo dicendo:
Convertici a te, Signore!
- Per la Chiesa: sia la grande casa dei figli di Dio, con le porte sempre aperte per accogliere sani e malati, coloro che si illudono di essere giusti e quelli che si riconoscono peccatori.
- Per la nostra diocesi: Signore donaci un vescovo interamente consacrato al servizio, un pastore che illumini il tuo popolo con l’annuncio del Vangelo e lo edifichi con la testimonianza della vita.
- Per la pace: ringraziamo il Signore per tutte quelle persone che in silenzio dedicano la loro vita alla condivisione e all’aiuto dei popoli martoriati dalla guerra.
- Per le popolazioni che soffrono la fame: trovino nella comunità internazionale la volontà di compiere opera di giustizia; trovino in noi persone capaci di fare scelte di vita nel segno della sobrietà e della condivisione.
- Per i cristiani: accettino con umiltà e pazienza le lentezze e i limiti della Chiesa, senza sognare una comunità di perfetti e senza scoraggiarsi nel loro impegno di conversione.
- Per la nostra comunità: l’amore che Dio ci ha mostrato in Gesù ci aiuti nel cammino di comunione e ci renda testimoni credibili del regno dei cieli.
- Per (…. e per) tutti i nostri fratelli defunti: Gesù tu che chiami ciascuno per nome, accogli accanto a te quelli che noi ricordiamo e quelli di cui nessuno si ricorda.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: tutta la terra ti appartiene e la tua chiesa è per il mondo. In questa eucarestia noi comunichiamo con te nell’amore; e doniamo gratuitamente ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Annunciate che il regno di Dio è vicino; guarite gli infermi, scacciate i demoni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. (Cf. Mt 10,7-8)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: la compassione di Gesù (Matteo 14,14; 15,32; 20,34 e 18,23-24); le indicazioni per una missione evangelica (Luca 9,51-10,20 e 1Corinti 1,10-17).
Letture di domenica prossima, XII del tempo ordinario A
Geremia 20,10-13; Salmo 69; Lettara ai Romani 5,12-15; Matteo 10,26-33.
La compassione di Gesù – Bruno Maggioni
Se si inizia la lettura del passo evangelico al versetto 35 del capitolo 9 (così si dovrebbe fare!) avremmo un quadro preciso della missione di Gesù, modello di quella dei discepoli e della chiesa di sempre. Al primo posto la Parola: Gesù insegna e annuncia. Ma, subito dopo la Parola e da essa inseparabile. Gesù guarisce «ogni malattia e ogni infermità». La missione comprende il servizio della Parola e il dovere di debellare la miseria umana. Si impoverirebbe tutto se si considerasse la guarigione semplicemente come una prova della verità dell’annuncio: una sorta di cesto convincente che avviene a lato dell’annuncio. La guarigione è invece il segno che la salvezza del Regno abbraccia l’uomo interamente. Dice la natura della salvezza, non soltanto la sua fondatezza.
In questo quadro introduttorio, che vuole indicare le coordinate della missione in ogni tempo, lo sguardo di Gesù si sposta senza soluzione di continuità dalle infermità fisiche della folla al suo disorientamento. Gesù vede folle «stanche e sfinite. come pecore senza pastore», bisognose non soltanto di salute, ma anche di direzione e di senso.
«Vedendo le folle sentì compassione»: è questo il sentimento che spinge Gesù a occuparsi delle folle malate e disorientate. La compassione è un sentimento che dice una profonda e interiore partecipazione. Il verbo splanchnizomai fa riferimento all’amore materno, al grembo. Si tratta di un amore viscerale, ostinato, che quasi non
vede ragione, prescindendo da ogni valutazione di merito. Gesù ama come una madre e basta. Questo sentimento è ricordato da Matteo in tre passi, in riferimento a Gesù (14,14; 15,32; 20,34) e due volte nella parabola dei due servi per indicare la misericordia del padrone e la durezza di cuore del servo (18,23‑24).
Quest’ultima ricorrenza insegna chiaramente che la compassione di Dio per noi deve diventare la nostra compassione per gli altri. Ricordando che Gesù ebbe compassione, l’evangelista offre un’importante indicazione: se Gesù si è preoccupato della sofferenza dell’uomo, non è soltanto per amore di Dio, ma per un suo profondo e personale coinvolgimento. Gesù ha amato gli ammalati, coinvolto nella loro difficile situazione come fosse la sua. È questo il criterio di ogni autentico rapporto.
Il comando di Gesù di non andare tra i pagani e di non entrare nelle città dei samaritani, sembra limitare l’orizzonte della missione. Certamente è un tratto che va compreso nella situazione storica del momento. Un tratto superato, sembrerebbe di concludere. Ma non del tutto, se si guarda bene: almeno due spunti, infatti, mantengono intatta la loro freschezza. Il primo è che non si parla semplicemente di «casa di Israele», ma di «pecore perdute». La prima espressione dice il limite, ma la seconda dice la vera natura dell’universalità evangelica, che non sta semplicemente nell’andare dovunque, ma nella ricerca dei perduti. Né va dimenticato il fatto ‑ ed è il secondo spunto ‑ che Gesù stesso non è uscito dai confini di Israele. Ciò significa che non basta nemmeno correre dovunque e arrivare dappertutto. L’essenziale è far maturare, anche in un luogo solo, quei valori che hanno in sé una carica di universalità. L’essenziale è essere, dovunque ci si trovi, un segno dell’amore di Dio per tutti, sia pure di fronte a un uomo solo.
Negli avvertimenti di Gesù ai suoi discepoli missionari si leggono parole che la liturgia ha tralasciato, ma che ritengo molto importanti: «Non procuratevi oro, né argento, né monete di rame nelle vostre cinture» (10,9). Il discepolo missionario ‑questo il succo ‑ non deve trarre alcun guadagno dal suo lavoro apostolico. E questo per due ragioni. La prima: il missionario è portatore di un dono che tale deve rimanere. Non si può trasformare il dono in ragione di guadagno. E la seconda: il missionario si abbandoni totalmente nelle mani del Padre. Lui provvederà il salario per il suo operaio. Una volta si intendeva con questa frase anche la fiducia nella provvidenza. Come sempre, questo radicalismo di Gesù non si regge su motivazioni ascetiche, tanto meno su una qualche forma di disprezzo del denaro in quanto tale, ma sulla gratuità del vangelo.
Anche la missione del discepolo è itinerante: «andando». E il suo compito è indicato da cinque imperativi: il primo è il compito della parola (predicare), gli altri quattro riguardano la liberazione dell’uomo dalle sue sofferenze (guarire, risuscitare, mondare, cacciare i demoni). Un sesto imperativo ‑ e questo è molto significativo ‑ non descrive più il compito da svolgere, ma il modo di svolgerlo: «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». L’accusativo verbale dorean significa del tutto gratuitamente, immeritatamente. come un dono. Gesù non ha mai preso nulla, così il suo discepolo. Non soltanto non si chiede nulla in cambio, ma nemmeno si guarda la dignità dell’ammalato o la particolare utilità della sua guarigione.
Questa gratuità è la caratteristica essenziale dell’azione salvifica di Dio. E dunque deve essere una caratteristica in qualche modo presente in ogni azione pastorale.

Avvisi della settimana
Gli appuntamenti della settimana. Le notizie e gli avvisi delle attività svolte in questa settimana.