VIENI O SPIRITO
Rit. Vieni o Spirito, Spirito di Dio
vieni o Spirito Santo.
Vieni o Spirito soffia su di noi
dona ai Tuoi figli la vita.
Dona la luce ai nostri occhi,
dona la forza ai nostri cuori.
Dona alle menti la sapienza,
dona il Tuo fuoco d’amore.
Rit.
Tu sei per noi consolatore;
nella calura sei riparo
nella fatica sei riposo,
nel pianto sei conforto.
Rit.
Francesco: «Il segreto della gioia è vivere per servire»
All’età di 88 anni è morto papa Francesco. Dal viaggio a Lampedusa alla speranza trasmessa durante la pandemia, dall’impegno per la pace all’enciclica Laudato si’, i dodici anni del suo pontificato hanno segnato l’inizio di un importante cambio di paradigma nella missione della Chiesa nel mondo.
«Vi esorto a non scoraggiarvi: all’impegno per la giustizia e per la cura della casa comune è associata una promessa di gioia e di pienezza. Molti lo possono testimoniare e certo anche voi avete modo di sperimentarlo nel vostro lavoro: mettersi dalla parte dei poveri è un incontro con sofferenze e ingiustizie, ma anche con una felicità genuina e contagiosa». (6 dicembre 2019 per l’udienza con la redazione di Aggiornamenti Sociali).
La sua elezione nel 2013 ha segnato una novità significativa per la Chiesa. Il primo papa proveniente dall’America latina, il primo papa gesuita, si è da subito fatto conoscere e amare per la capacità di comunicare in modo immediato e semplice, per la precisa visione della missione a cui è chiamata la Chiesa nel nuovo millennio, concretizzata attraverso una serie di gesti, come andare a vivere a Santa Marta o compiere il primo viaggio apostolico a Lampedusa. La scelta del nome Francesco, in onore del santo di Assisi, si inserisce in questa prospettiva: è l’espressione di una Chiesa vicina ai poveri, attenta alla cura della casa comune, protesa al dialogo ecumenico e interreligioso, animata dal desiderio di abitare le periferie geografiche ed esistenziali del mondo contemporaneo.
Nell’Evangelii gaudium (EG) del 2013, vero e proprio documento programmatico del suo pontificato, papa Francesco ha promosso un modello di Chiesa in uscita, in grado di prendere l’iniziativa in modo originale e creativo, che cammina a fianco delle persone. La metafora dell’ospedale da campo ben sintetizza questa impostazione pastorale, che si ritrova appieno nel Giubileo straordinario della misericordia del 2016: una Chiesa che accoglie, cura e accompagna, anziché giudicare e condannare.
LETTURA 1Pt 1,3-9
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, 4per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, 7affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. 8Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, 9mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.
La prospettiva sinodale
La missione è il fulcro dell’organizzazione della Chiesa e si intreccia con l’impegno per una Chiesa sinodale. Questo modello costruisce una Chiesa vicina, partecipativa e inclusiva, dove c’è posto per «tutti, tutti, tutti».
«Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio.
Ciò che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Camminare insieme – laici, pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica. Dopo aver ribadito che il Popolo di Dio è costituito da tutti i battezzati chiamati a “essere pietre vive” per la costruzione dell’edificio spirituale, la sinodalità ci offre il quadro più appropriato per comprendere lo stesso ministero gerarchico.
Se comprendiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, “Chiesa e Sinodo sono sinonimi”, poiché la Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore, allora comprendiamo anche che al suo interno nessuno può essere “elevato” sopra gli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino.
(Dal Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, pronunciato il 17 ottobre 2015)
VIVERE LA VITA
Vivere la vita
con le gioie e coi dolori di ogni giorno,
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita
e inabissarti nell’amore è il tuo destino,
è quello che Dio vuole da te.
Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui,
correre con i fratelli tuoi…
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai.
Vivere la vita
è l’avventura più stupenda dell’amore,
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita
e generare ogni momento il Paradiso
è quello che Dio vuole da te.
Vivere perché ritorni al mondo l’unità,
perché Dio sta nei fratelli tuoi…
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai.
Vivere perché ritorni al mondo l’unità,
perché Dio sta nei fratelli tuoi…
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai,
una scia di luce lascerai.
L’impegno per la giustizia
Per papa Francesco, la missione pervade ogni ambito della vita ecclesiale, non solo quelli tradizionalmente associati ad essa.
Un impatto significativo lo hanno avuto i quattro principi per la convivenza sociale (EG, nn. 217-237): essi hanno stimolato un ripensamento degli atteggiamenti e delle abitudini ecclesiali, spesso incentrate sul mantenimento dello status quo, aprendo invece alla logica dell’avvio di processi.
“Il tempo è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. (…)
L’unità prevale sul conflitto. (…)
Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata.
La realtà è più importante dell’idea
Questo criterio è legato all’incarnazione della Parola e alla sua messa in pratica: «In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio» (1 Gv 4,2). Il criterio di realtà, di una Parola già incarnata e che sempre cerca di incarnarsi, è essenziale all’evangelizzazione.
Il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma. Dunque, non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi.
VIENI E SEGUIMI
Lascia che il mondo vada
per la sua strada
Lascia che l’uomo ritorni
alla sua casa
Lascia che la gente accumuli
la sua fortuna.
Ma tu, tu vieni e seguimi,
tu vieni e seguimi.
Lascia che la barca in mare
spieghi la vela
Lascia che trovi affetto
chi segue il cuore
Lascia che dall’albero cadano
i frutti maturi.
Ma tu, tu vieni e seguimi,
tu vieni e seguimi.
E sarai luce per gli uomini
E sarai sale della terra
E nel mondo deserto aprirai
una strada nuova. (2 volte)
E per questa strada va, va
E non voltarti indietro, va
E non voltarti indietro.
In un mondo senza pace
Sul piano politico, Francesco si è dovuto misurare con un tempo di profonda incertezza. Il ritorno della guerra in Europa, il susseguirsi di crisi nel Medio Oriente (da ultimo, il riaccendersi del conflitto tra Israele e Hamas; la caduta di Assad in Siria; la crisi iraniana), i tanti conflitti dimenticati che rappresentano «una guerra mondiale a pezzi», lo sgretolarsi del sistema multilaterale che ha retto le relazioni internazionali negli ultimi ottant’anni, hanno messo il tema della pace al centro del magistero di papa Francesco in un modo drammaticamente attuale.
«La pace non dà mai risultati senza il coraggio. Il coraggio di fare la pace si dimostra molto più grande di quello di fare la guerra. Il coraggio di dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alla provocazione; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Tutto ciò chiede coraggio, grande forza d’animo. La storia ci insegna che le nostre forze da sole non bastano. Più volte siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con vari mezzi, è riuscito a impedirla. Perciò siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non ci rassegniamo mai alla pace solo apparente o alla stabilità di comodo. La pace esige la costruzione, e costruire richiede mente lucida, cuore appassionato e mani pronte a lavorare. Chiediamo a Dio il dono della pace. […] Signore, Dio di Abramo, Dio dei Profeti, Dio amorevole che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia, le nostre tensioni in perdono.»
(Incontro Interreligioso per la Pace nei Giardini Vaticani, il 9 giugno 2014)
SEMINA LA PACE
Senti il cuore della tua città:
batte nella notte intorno a te
sembra una canzone muta che
cerca un’alba di serenità.
Semina la pace e tu vedrai
che la tua speranza rivivrà
spine tra le mani piangerai
ma un mondo nuovo nascerà. (2v)
Sì, nascerà il mondo della pace,
di guerra non si parlerà mai più.
La pace è un dono che la vita ci darà,
un sogno che si avvererà.
Semina la pace e tu vedrai
che la tua speranza rivivrà
spine tra le mani piangerai
ma un mondo nuovo nascerà. (2v)
Un mondo nuovo nascerà.
«Siate pastori con l’odore delle pecore»
Questa frase fu pronunciata da papa Francesco il 28 marzo 2013, poche settimane dopo l’elezione a pontefice. L’immagine è chiara e immediata, trasmette un messaggio forte di prossimità alle persone, che papa Francesco per primo ha vissuto in svariate occasioni.
«Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” – questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini. È vero che la cosiddetta crisi di identità sacerdotale ci minaccia tutti e si somma ad una crisi di civiltà; però, se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti. È bene che la realtà stessa ci porti ad andare là dove ciò che siamo per grazia appare chiaramente come pura grazia, in questo mare del mondo attuale dove vale solo l’unzione – e non la funzione -, e risultano feconde le reti gettate unicamente nel nome di Colui del quale noi ci siamo fidati: Gesù.»
Messa del Crisma, il 28 marzo 2013
Risonanza
Conclusione
Francesco ha saputo anche farsi interprete delle sfide poste dal presente con uno stile diretto e privo di retorica, capace di interpellare credenti e non credenti. La preghiera in una piazza San Pietro deserta in piena pandemia è un esempio che tutti ricordiamo. Nel silenzio assordante di quella sera, rotto solo dalle sirene delle autombulanze, le sue parole hanno risuonato come un invito forte alla speranza, che non si sottrae alla durezza della realtà, ma non si lascia neanche vincere dal senso di impotenza e dalla rassegnazione. In un gesto altamente simbolico, il Papa ha mostrato la profonda vicinanza con quanti soffrono e la possibilità di un riscatto.
Al termine di dodici anni di pontificato, il segno di Francesco appare indelebile e per questo è profonda la gratitudine per il modo in cui ha svolto il suo servizio come vescovo di Roma. Ha restituito alla Chiesa una dimensione più umana, una voce più profetica e un cuore aperto a tutti coloro che sono in ricerca. Coerente con quanto aveva scritto nell’Evangelii gaudium, ha avviato diversi processi all’interno della Chiesa, suscitando speranze e timori, impazienza per i tempi lunghi e anche opposizioni, in particolare su questioni tradizionalmente “sensibili” per la compagine ecclesiale, quali il ruolo e il contributo delle donne, o la pastorale dei divorziati risposati e delle persone LGBTQ+. Non tutte le iniziative avviate si sono concluse. Di sicuro resta ancora da completare la traversata più importante immaginata da papa Francesco: camminare come Chiesa verso un profondo rinnovamento delle forme e delle strutture, per ritrovare la dimensione missionaria e declinarla in una maniera che sia sensata per il tempo in cui viviamo. Di fronte a un compito così forte non siamo però senza bussola: alla fine del suo pontificato risuona con forza l’invito a sperimentare e annunciare la gioia del Vangelo, che è al cuore della vita e della missione della Chiesa.
Benedizione
SANTA MARIA DEL CAMMINO
Mentre trascorre la vita solo tu non sei mai:
Santa Maria del cammino sempre sarà con te.
Rit. Vieni, o Madre, in mezzo a noi,
vieni, Maria, quaggiù:
cammineremo insieme a Te,
verso la libertà.
Quando qualcuno ti dice: “Nulla mai cambierà”,
lotta per un mondo nuovo, lotta per la verità.
Rit.
Lungo la strada la gente chiusa in sé stessa va;
offri per primo la mano a chi è vicino a te.
Rit.
Quando ti senti ormai stanco e sembra inutile andar,
tu vai tracciando un cammino: un altro ti seguirà.
Rit.