8ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù, tu sei la Parola che perdona,
noi la parola che giudica:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, tu sei la Parola che consola
noi la parola che ferisce:
abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, tu sei la Parola che salva,
noi la parola che condanna:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Dio nostro Padre, che hai inviato nel mondo la Parola di verità, risana i nostri cuori divisi, perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie ma parole di carità e di sapienza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sir 25,5-8
Dal libro del Siràcide
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 91(92)
Rit. È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.
Rit.
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Rit.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.
Rit.
Seconda Lettura 1Cor 15,54-58
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Fil 2,15.16
Alleluia, alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 6,39-45
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Può forse un cieco
guidare
un altro cieco?
La nostra preghiera di oggi
Prete: Fratelli e sorelle, preghiamo con umile fiducia il Signore nostro Dio e chiediamogli:
Crea in noi, Signore, un cuore nuovo.
• Abbatti, Signore, l’orgoglio del nostro cuore, affinché confessiamo Gesù Cristo come nostro unico Maestro.
• Illumina, Signore, gli occhi del nostro cuore, affinché sappiamo riconoscere il nostro peccato e non giudicare i fratelli.
• Purifica, Signore, il nostro cuore cattivo, affinché le nostre parole siano fonte di comunione.
• Unifica, Signore, il nostro cuore diviso, affinché le nostre azioni corrispondano ai nostri pensieri e alle nostre parole.
• Ispira, Signore, nel cuore dei potenti di questo mondo il timore di te, allontana la guerra e gli orrori che affliggono l’umanità, affinché crescano sentimenti di pace nei cuori degli uomini..
• Consola, Signore, il nostro cuore ferito, affinché la speranza della resurrezione illumini la memoria (di … e) di tutti le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, che conosci i cuori: tu hai inviato il tuo Figlio nel mondo non per condannare l’uomo, ma perché egli tragga il bene dal tesoro del suo cuore. Egli e Dio e vive e regna con te… Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Togli prima la trave dal tuo occhio: così vedrai bene per togliere la pagliuzza
dall’occhio del tuo fratello. (Cf. Lc 6, 42)
Comunione
Raccogliamo l’invito di papa Francesco a pregare per la pace.
Chiediamo la conversione del cuore per chi ha costruito i presupposti della guerra e per chi ha messo in atto l’occupazione dell’Ucraina iniziando la follia di una guerra stupida, assurda ed evitabile.
Nel perdurare della situazione della guerra come segno riporteremo ogni domenica una preghiera per la pace.
PREGHIERA PER LA PACE
O Maria, Regina della pace:
fa’ che non ci stanchiamo mai
di pregare, sperare, operare per la grazia,
la pace e la prosperità di tutte le nazioni.
O Signora di Fatima:
fa’ che Occidente e Oriente
siano uniti da un ponte di grazia e di fraternità,
ponte di unità e pace
per la Chiesa e per le Nazioni.
O Vergine della Tenerezza di Kiev e di Mosca:
aiuta Oriente e Occidente
a riscoprire il tesoro nascosto di immenso valore,
tesoro di fede cristiana,
tesoro di santità e preghiera,
tesoro di cattedrali e monasteri,
tesoro di bellezza, arte, liturgia,
tesoro di fedeltà a Cristo Risorto
e a te, Maria Assunta.
O Regina della Pace, prega per noi. Amen.
(Opera per la Gioventù Giorgio La Pira)
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Il «si» e il «no» (Matteo 21,28-32; 2Corinti 2,12-24); il «dire» e il «fare» (Matteo 7,21-23; Romani 2,13-24 ; Giacomo 1,19-27; 2,14-26).
Liturgia delle ore: quarta settimana del salterio
Le letture di Domenica prossima, Prima domenica di Quaresima – anno C
Deuteronomio 26,4-10; Salmo 90; Romani 10,8-13; Luca 4,1-13
La parola dell’uomo
(Daniel Attinger)
La prima lettura appartiene a uno scritto sapienziale che presenta una dimensione di saggezza umana man mano acquisita nel corso dei secoli da una società nutrita certo dalla Torah, ma che ha anche saputo trarre profitto dalla propria riflessione sull’uomo e sul mondo. Dice il testo: l’uomo è tutto intero nelle sue parole (cf. Sir 27,6‑7). Occorre fermarci un istante su quest’affermazione perché non è così evidente. Non lo è per la nostra società che vive un’epoca di svalutazione e di svendita della parola e che desidera fatti piuttosto che parole, ma non lo era neppure per la società in cui viveva il Siracide; formata alla scuola della Torah, la società ebraica sapeva che il Signore chiede un’ubbidienza alla sua volontà che non si limiti alle parole, ma si traduca in gesti e azioni concrete. La formula di Es 24,7, con cui il popolo suggella la propria adesione all’alleanza («Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo»), esprime un elemento fondante del giudaismo: non si può parlare di autentico ascolto della parola di Dio finché non si mettono in pratica i suoi comandamenti.
Come può allora il Siracide affermare che l’uomo sta tutto intero nelle sue parole? Si possono fare a questo proposito due osservazioni. La prima consiste nel rilevare che il linguaggio biblico non oppone le parole agli atti, giacché il vocabolo dabar (parola) significa anche «evento», «cosa». Dabar appare così come un termine che descrive tutto l’atteggiamento dell’uomo e ricorda, nel contempo, che ogni attività rimane ambigua finché non viene spiegata, motivata e illustrata da una parola. È quando l’uomo spiega il suo agire che lo si può conoscere pienamente. La seconda osservazione deriva dalla lettura dei primi capitoli della Genesi, in cui viene detto che l’uomo è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26). Con la parola Dio ha creato il mondo e si è manifestato agli uomini, che dal prodotto della sua parola lo possono conoscere (vedi Sal 19,2: «i cieli narrano la gloria di Dio»). Allo stesso modo, è attraverso il suo parlare che l’uomo, immagine di Dio, si fa veramente conoscere.
Il brano evangelico ci conduce a riflessioni analoghe. Gesù inizia con una parabola indirizzata ai suoi discepoli (Lc 6,39), che costituisce un invito alla chiaroveggenza e alla lucidità: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?» (v. 39). Rendendosi conto però che le sue parole possono essere travisate, Gesù si affretta a chiarire che la lucidità non consiste nell’arrogarsi il diritto di giudicare il fratello, ma in una profonda onestà con se stessi che porta a riconoscere innanzitutto i propri limiti e i propri errori, e poi a guardare l’altro con uno sguardo di rispetto e di misericordia. «Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro» (v. 40). Con questa frase, Gesù propone, chiaramente come esempio se stesso, che pur conoscendo fino in fondo il peccato degli uomini prende su di sé la sentenza di morte e perdona ai suoi crocifissori. Quest’atteggiamento di Gesù è quello richiesto anche ai discepoli. La condizione della lucidità è dunque la misericordia, riflesso del modo particolare con cui Gesù opera il giudizio sugli uomini.
Bruscamente però Gesù conclude con una sentenza che riguarda la parola: «… perché la bocca parla dalla pienezza del cuore» (v. 45). Quest’atteggiamento di misericordia deve sfociare ancora una volta nella parola, in quel dire che spiega l’agire dell’uomo e gli toglie la sua ambiguità.
Unendo le tre letture potremo capire perché, in fin dei conti, la parola costituisce l’ultima rivelazione dell’uomo. Si tratta infatti di manifestare la nostra partecipazione alla risurrezione di Cristo. Solo una professione di fede potrà dire il perché ultimo del nostro agire, e questa parola sarà anche l’ultima manifestazione della nostra conformità a Cristo, perché attraverso di essa si proclama che il bene che noi facciamo va attribuito al Signore che dimora in noi; questa parola sarà dunque dimostrazione di umiltà e di kenosi, che è per eccellenza l’atteggiamento dei Figlio stesso (vedi Fil 2,7s). In questo senso la nostra parola rivelerà se davvero siamo morti a noi stessi perché Cristo sia la nostra vita.
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