SECONDA DOMENICA DOPO NATALE
Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù,
tu sei la Parola eterna di Dio,
ma i nostri orecchi non sanno ascoltare:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore,
tu sei la sola e vera luce,
ma i nostri occhi sono incapaci di vedere:
abbi pietà di noi.
Cristo pietà!
Signore Gesù,
tu sei la vita degli uomini,
ma i nostri cuori sono tardi ad amare:
abbi pietà di noi.
Signore pietà!
Gloria
Colletta
O Dio, nostro Padre, che nel Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi riveli al mondo la tua gloria, illumina gli occhi del nostro cuore, perché, credendo nel tuo Figlio unigenito, gustiamo la gioia di essere tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sir 24, 1-4.12-16
Dal libro del Siracide
La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti”.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 146
Rit. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Rit.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Rit.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Rit. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Seconda Lettura Ef 1,3-6.15-18
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cf. 1Tm 3,16
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 3,10-18
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Dio, nessuno
lo ha mai visto:
il Figlio unigenito,
lo ha rivelato.
La nostra preghiera di oggi
Prete: Contempliamo insieme il Verbo che si è fatto carne, la luce vera che illumina ogni uomo:
Ti benediciamo, Signore, Dio con noi.
- Luce vera, che sei venuta nel mondo per illuminare ogni uomo, resta sempre con la Chiesa in cammino,
– perché sia per tutti segno di speranza e testimone della tua misericordia. - Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità, dona a quanti ti accolgono il potere di diventare figli di Dio,
– fratelli che sanno accogliersi nelle differenze di etnia e di cultura. - Per mezzo tuo tutto è stato creato; trasforma gli uomini che credono in te,
– perché ogni uomo sappia accogliere il dono della vita. - Verbo fatto carne, che ti sei fatto compagno e partecipe del genere umano,
– porta consolazione e pace a chi è afflitto dalla solitudine e dall’angoscia. - Gesù, Resurrezione e vita, noi crediamo in te: accogli (…. e) tutti i nostri fratelli defunti
– e fa’ che anche nella morte possiamo vivere con te.
Prete: Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo: perché ti conoscessimo, ci hai donato la tua sapienza e hai aperto i nostri cuori alla tua luce; nel mistero che celebriamo, ci doni le primizie della nostra eredità. Per il nostro Signore Gesù Cristo… Amen.
Canto all’offertorio
Prefazio
A te la nostra lode,
Dio, nostro Padre,
che nel Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi
riveli al mondo la tua gloria
quando, nella pienezza del tempo
la tua Luce ha illuminato il mondo,
e il Dio immortale si è fatto uomo mortale,
nato a Betlemme di Giuda
dalla Vergine Maria.
In lui è la vita,
e la vita è la tua luce,
che splende nelle tenebre,
senza che queste la possano spegnere.
Il tuo Figlio,
con te principio della creazione,
rende ugualmente tuoi figli
quanti si affidano a lui,
e credono nel suo nome,
perché sono da te generati
per raggiungere la piena comunione con te.
Sostenuti e incoraggiati
dalla grande assemblea del cielo,
con la Chiesa in cammino nella storia,
e solidali con l’umanità che cerca la pace,
cantiamo con esultanza la tua lode:
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
A quanti lo hanno accolto il Verbo incarnato ha dato potere di diventare figli di Dio. (Cf. Gv 1,12)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Dio luce degli uomini (Salmo 26; Sapienza 7,22-30); Gesù luce del mondo (Giovanni 9; Efesini 5,1-20; Apocalisse 21).
Letture di domenica prossima, festa del Battesimo di Gesù al Giordano
Isaia 42,1-4.-7; Salmo 28; Atti 10,34-38; Matteo 3,3-17.
Lo spogliamento totale e la libertà luminosa
Non ci è dato di immaginare un distacco maggiore dalle speranze e avidità umane di possesso, di plauso, di conforto, di quello che scopriamo nella nudità della grotta. Il figlio di Dio nasce libero da ogni schiavitù derivante da privilegi terreni, e questa sua condizione lo rende il dono di comunicazione offerto da Dio a tutti gli esseri, a qualunque condizione appartengano. La nascita da vergine, senza concorso umano, vuol dire anche questo: tutto è incontaminato in Cristo. Se fosse nato nella casa di un ricco non sarebbe stato in comunione con chi non ha nulla; se avesse visto la luce nella casupola del povero, il ricco l’avrebbe guardato con diffidenza. La grotta, costruita dalla natura, è di tutti e di nessuno, così il fanciullo che vi nasce è offerto a tutti gli esseri, non è proprietà esclusiva di alcuno. Accogli pensoso le indicazioni di questa nascita: il figlio di Dio non ha privilegi di sorta, è talmente spoglio di qualità vistose che suscitano il plauso umano che nasce ignorato da tutti. Il sacerdozio edotto sul tempo e sul luogo della sua nascita, al momento che questa si compie, l’ignora; il potere civile non ne sa niente; gli abitanti di Betlem chiudono la porta delle loro case alla Madre che sta per partorire. Il figlio di Dio ha una cosa che né la carne né il sangue, né il potere sacro, né quello civile, né il possesso di un nome famoso o di beni terreni potevano dargli: Egli è la Parola di Dio incarnata. Approfondisci ancora: quella notte mille sogni di conquista agitavano la capitale dell’impero; sottilissime questioni di filosofia tenevano sveglie le menti dei pensatori ellenici; discussioni a non finire si facevano a Gerusalemme sul regno di Dio e sul suo messia. Ignorato da tutti nasce il figlio di Dio, e, da quel punto insignificante di spazio e di tempo, l’umanità si dilata verso più vasti orizzonti di coscienza.
Dunque il Figlio di Dio non ha nulla ma è il figlio di Dio.
Ti confesso che tale verità mi fa tremar tutto, vorrei gridare a tutti i miei frati, a tutti i credenti nel mistero dell’Incarnazione: a nulla serve l’avere, il figlio di Dio ci dice che dobbiamo essere, perché la gioia e la pace trovino spazio di danza nel cuore degli uomini, nella terra riconciliata.
Essere ed avere sono i due poli di tutta la storia drammatica dell’umanità e della Chiesa. L’uomo proteso verso l’avere, diventando schiavo delle potenze tenebrose esteriori, profana se stesso e il creato. L’uomo che nel silenzio ricompone in sé l’immagine divina diventa un centro irradiante di vita e di luce. Ecco il miracolo della notte santa: il fanciullo è il figlio dell’Altissimo e il silenzio è rotto dal canto degli angeli, la tenebra dissipata da luce del cielo, la solitudine abolita dai cuori dei pastori che vengono a portare i loro doni. Tutto è armoniosamente messo in movimento dal fanciullo che è il figlio dell’Altissimo. I banditori, i trafficanti, gli agitatori verranno dopo, ma quando vorremo ricontemplare il fascinoso incanto della notte santa dovremo sempre andare oltre la loro urlante turma.
Non lasciare di pensare su queste indicazioni, finché non ti sarai nutrito del loro midollo.
Se il figlio di Dio avesse avuto dei privilegi, come l’avrebbe potuto accogliere chi ne è privo? Cosi se avesse avuto possessi terreni, schiere di servi al suo servizio, un nome potente e famoso, non avrebbe avuto la libertà luminosa del figlio di Dio, non sarebbe stato un dono di grazia e di vita per ogni essere.
Giovanni Vannucci,
«Libertà dello spirito», pagg.103-104
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