Gaudium et spes
La Chiesa e il mondo contemporaneo

La “Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” (Gaudium et spes) è uno degli ultimi documenti emanati dal Concilio Vaticano II. Fu sottoposta all’approvazione dei Padri conciliari il 7 dicembre 1965 (voti favorevoli 2.307, voti contrari 75) e fu promulgata da Paolo VI 1’8 dicem 1965, ultimo giorno del Concilio. Il nome Gaudium et spes deriva dalle prime parole del testo lati che significano: la gioia e la speranza. Il percorso di questo documento è stato abbastanza travagliata; anche singolare se si considera che nei lavori preparatori del Concilio non c’era traccia di esso e che e, è risultato uno dei testi più importanti e innovativi e,forse, quello che ha suscitato maggiore attenzione e interesse.
Verso la fine della prima sessione del Concilio, quando iniziò il dibattito sullo schema De Ecclesia (4 dicembre 1962), il card. Suenens, arcivescovo di Malines e Bruxelles, fece un intervento in cui poneva il problema di un doppio percorso per il tema della Chiesa. Egli sostenne che il primo interrogativo cui rispondere era certamente quello sulla Chiesa in se stessa (Chiesa ad intra), ma che era altrettanto necessario interrogarsi sulla Chiesa che dialoga col mondo (Chiesa ad extra): “Il mondo propone alla Chiesa questioni estremamente gravi, e attende da essa una risposta”. Tra i temi di urgente attualità il cardinale ne indicò alcuni:
1. la vita della persona umana (inviolabilità di questa vita, procreazione cosciente e sue applicazioni nel tempo della cosiddetta esplosione demografica);
2. la giustizia sociale (e prima di tutto la necessità di delineare la funzione della proprietà privata sul piano tanto individuale quanto collettivo);
3. l’evangelizzazione dei poveri e le condizioni perché la testimonianza cristiana giunga a loro;
4. la pace internazionale e la guerra.
Da queste indicazioni, condivise da altri vescovi, partì l’idea di suddividere il tema della Chiesa in due parti: una sulla Chiesa in se stessa e una sulle relazioni tra Chiesa e mondo. Per il primo ambito, già in agenda nei lavori preparatori, il Concilio elaborò e approvò la “Costituzione dogmatica sulla Chiesa” (Lumen gentium); per il secondo, il materiale confluì in una raccolta cui fu assegnato inizialmente il nome di Schema XVII e in seguito quello di Schema XIII. Attraverso una lunga gestazione, fatta di riunioni, vivaci confronti e accesi dibattiti tra gli esponenti dei diversi orientamenti, solo alla fine del Concilio il documento fu approvato col nome di “Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” (Gaudium et spes). Il documento si compone di due parti, una dedicata alla fondazione teologica e un’altra alla trattazione di contenuti tematici pastorali. Nella prima i padri conciliari hanno sviluppato la dottrina sul mistero dell’uomo alla luce della Parola di Dio: la dignità della persona umana, il mondo, la comunità degli uomini e il bene comune, l’uguaglianza e la giustizia, Il significato dell’attività umana. Nella seconda si sono soffermati a considerare più direttamente alcuni aspetti problematici della vita odierna e della società.
Il capitolo IV fa da collegamento tra le due parti e offre la chiave di lettura di tutto il documento: “La missione della Chiesa nel mondo contemporaneo”. La Chiesa non esiste per se stessa ma è segno e strumento (sacramento) mediante il quale Dio chiama il genere umano e il mondo a partecipare alla sua stessa vita. Appartiene alla natura stessa della Chiesa essere nel mondo. Il domenicano M. D. Chenu, che ha contribuito notevolmente all’elaborazione della Gaudium et spes e la cui riflessione teologica costituisce il retroterra di questo lavoro conciliare, così si esprime a questo riguardo: “È il mistero stesso dell’Incarnazione, di Dio fatto uomo e venuto nella storia che, continuando di secolo in secolo attraverso la Chiesa e nella Chiesa, determina l’essere di questa Chiesa”. Secondo il P. Chenu il Concilio ha voluto “mettere il popolo di Dio nella posizione evangelica del suo invio alle nazioni”. In altri termini il Concilio ha definito “la relazione esistenziale che il cristiano e la Chiesa stringono con il mondo […] in una reciproca interiorità, talmente consustanziale da continuare nella storia, giorno dopo giorno, l’Incarnazione del Dio fatto uomo. In tal modo tutti i valori detti profani, che emanano dalla coscienza degli uomini e dalla costruzione del mondo, vengono riconosciuti come altrettanti segni dei tempi”1.
Ci troviamo indubbiamente di fronte ad un documento che costituisce una novità rispetto al passato, sia per il metodo sia per il contenuto. A cominciare dal titolo. In tutta la storia dei Concili, la Chiesa aveva prodotto costituzioni, decreti, dichiarazioni, ma mai, come in questo caso, una costituzione pastorale, tanto che il Concilio ha dovuto introdurre prima del testo una lunga nota, in cui si spiega cos’è una costituzione pastorale e quale può essere il suo carattere vincolante2.
I temi affrontati da questo testo vanno al di là dell’ambito strettamente ecclesiale. Per questo la costituzione non si rivolge, come di solito, esclusivamente ai fedeli, ma a tutti i membri della famiglia umana. Uno stile, questo, inaugurato poco tempo prima da Giovanni XXIII, che aveva indirizzato la sua Enciclica Pacem in Terris a “tutti gli uomini di buona volontà”. Non si tratta di una invasione di campo o di un opportunismo di circostanza, ma di una sincera ricerca di collaborazione solidale con chiunque si senta impegnato a rendere più umana la convivenza degli uomini.
Più precisamente la costituzione pastorale non si rivolge al mondo contemporaneo, ma parla della Chiesa nel mondo contemporaneo. Una Chiesa cioè che non si sente fuori dal mondo, come maestra che diffonde una verità indiscutibile, ma che si considera nel mondo, parte del mondo, con cui entra in dialogo per capire quali sono le sfide delle realtà profane, quale insegnamento ne può ricavare e quale è il contributo che può dare per la soluzione dei problemi che esse pongono all’uomo d’oggi. Basti ricordare la frase con cui inizia il documento: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”3.
Da un atteggiamento di condanna o quanto meno di diffidenza e di distacco nei confronti del mondo, la Chiesa è passata a una visione più aperta e dialogica verso la modernità, nel desiderio di riallacciare i legami con tutti gli uomini e le donne di buona volontà — dopo la dicotomia tra fede e ragione, vangelo e cultura — per un impegno comune a favore dei diritti, della scienza, della pace, della giustizia.
In questo documento non si espongono principi generali di fede, ma ci si esprime in merito al rapporto Chiesa-mondo e a questioni concrete del mondo contemporaneo, che per la Chiesa sono “segni dei tempi”. Ci si occupa di argomenti che mai prima un Concilio ecumenico aveva trattato, perché troppo terreni. La tradizione dei precedenti Concili era quella di occuparsi del dogma, dei sacramenti, della disciplina della chiesa. La Gaudium et spes si occupa invece di famiglia e sessualità, scienza e cultura, economia e lavoro, politica e stato, pace e fraternità nella famiglia umana, arrivando a riconoscere la legittima autonomia di queste realtà terrene, quando afferma che “le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare”4.
Ma l’elemento che rende la Gaudium et spes del tutto originale, l’innovazione forse più rilevante, sta nel fatto di aver inserito la storia nell’economia della salvezza e di aver adottato la categoria dei “segni dei tempi”. I luoghi della presenza di Dio, che prevalentemente erano indicati in realtà sacre (la Bibbia, i sacramenti, la Chiesa), ora sono indicati anche nella storia, in quei fenomeni detti profani che caratterizzano un’epoca e attraverso i quali si esprimono i bisogni e le aspirazioni dell’umanità. Dio è entrato nella storia e quindi l’economia cristiana si sviluppa nella storia e nel tempo, dove si possono cogliere l’azione vivificante dello Spirito e i semi di verità sparsi dalla Parola di Dio. “Nella fedeltà al Vangelo e nello svolgimento della sua missione nel mondo, la Chiesa ha il compito di promuovere ed elevare tutto ciò che di vero, di buono e di bello si trova nella comunità umana”5 . Da qui nasce lo stimolo ai cristiani a non sentirsi una realtà a parte ma a partecipare in maniera diretta, attiva e responsabile alle varie attività della vita politica dei popoli e delle nazioni. “La Chiesa, che è insieme società visibile e comunità spirituale, cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta insieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l’anima della società”6.

E Aldo Tarquini op

1       M. D. Chenu, La Chiesa popolo messianico, Gribaudi, Torino 1967, pp. 62-66 passim.
2       «La costituzione pastorale “La Chiesa nel mondo contemporaneo” consta di due parti, ma è un tutto unitario. Vien detta “pastorale”appunto perché sulla base di principi dottrinali intende esporre l’atteggiamento della Chiesa in rapporto al mondo e agli uomini d’oggi. Pertanto, né alla prima parte manca l’intenzione pastorale, né alla seconda l’intenzione dottrinale. Nella prima parte, la Chiesa svolge la sua dottrina sull’uomo, sul mondo, nel quale l’uomo s’inserisce, e sui rapporti con queste realtà. Nella seconda, si prendono più strettamente in considerazione i vari aspetti della vita odierna e della società umana, specialmente le questioni e i problemi che, in materia, sembrano oggi più urgenti. Per cui, in questa seconda parte, la materia esaminata alla luce dei principi dottrinali non è tutta costituita da elementi immutabili, ma contiene pur elementi contingenti. Perciò la Costituzione dovrà essere interpretata secondo le norme generali della interpretazione teologica, ma tenendo conto inoltre, specie nella seconda parte, delle circostanze mutevoli cui sono intrinsecamente connesse le materie trattate» (nota al titolo, n° 1).
3       Gaudium et spes, n. 1.
4       Gaudium et spes, n. 36.
5       Gaudium et spes, n. 76.
6       Gaudi se et spes, n. 40

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Indicazioni Bibliografiche
E. Chiavacci, La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. “Gaudium et Spes. Testo latino e italiano con commento e note”. Ed. Studium. Roma, 1967. 497 pp.

 AA.VV., Per amore del mondo – Gaudium et spes. Volume 4 San Paolo Edizioni (gennaio 2010)

P Doni, L. Sartori, P Scoppola, La costituzione conciliare Gaudium et spes vent’anni dopo (Dialoghi dell’Agorà), Libreria del santo editrice

Fondazione Apostolicam Actuositatem Dossier Lazzati. Lazzati e la Gaudium et spes (2006)